Si può effettuare in due o tre giorni, sia partendo dal Rif. Berni e arrivando alla Casati, sia in senso contrario.
E' consigliabile partire dalla Casati. Vi sono varie possibilità di pernottamento in quanto lungo il percorso oltre ai rifugi vi sono ben tre bivacchi: Colombo al Col della Mare, Meneghello al Colle degli Orsi, Seveso sotto il Tresero.
Vi sono anche varie possibilità per abbandonare l'itinerario.
Lungo tutto l'itinerario sono presenti i resti dei baraccamenti italiani e austriaci della guerra 15-18.
I punti tecnicamente delicati sono due: la paretina sotto la Rocca di Santa Caterina e la discesa dalla Punta Taviela. La paretina (5m, IV-) attualmente è attrezzata con una catena, quindi non presenta particolari difficoltà nei due sensi.
La discesa dal Taviela invece è difficile da trovare, e fa perdere molto tempo. E' preferibile quindi affrontarla in salita.
Dal Rifugio Berni al Passo Gavia si sale con sentiero n. 41 al bivacco Seveso (9 posti), 100 m sotto la cima del Tresero (ore 3).
Da qui lungo la cresta sud-ovest, aggirando a sinistra eventualmente un risalto roccioso, si raggiunge la vetta del Tresero (3594 m).
Si scende alla selletta e divertenti roccette di primo grado conducono sulla Punta Pedranzini (3599 m). Si scende e si supera la Cima Dosegù (3560 m) senza particolari difficoltà (possibili cornici) e per cresta nevosa si raggiunge la sella (3500 m) sotto al S.Matteo.
Si sale la cresta nevosa N-O seguita dai primi scalatori nel 1865 , che presenta pendii fino a 45° e le cui condizioni cambiano ogni anno, e si raggiunge la vetta del San Matteo (3678 m).
Dalla vetta si scende su pianori ghiacciati e crepacciati, si aggira a settentrione la vetta del Monte Giumela (3596 m), che si può raggiungere in pochi minuti, e si scende velocemente verso il Colle degli Orsi (3304 m) il punto più basso dell’intero percorso. Poco sopra del colle è sito il bivacco Meneghello (6 posti). (ore 3-4, PD+).
Si risale dal colle lungo lo spallone ghiacciato che conduce alla Punta Cadini (3524 m). Si ridiscende all’omonimo colle e si attaccano le rocce della cresta sud della Rocca Santa Caterina (3529 m).
Mantenendosi sul filo della cresta si supera un aereo ed affilato tratto pianeggiante dopodichè si perviene ad un intaglio sottostante alla verticale peretina che si supera direttamente per fessura con catena.
Raggiunta la Rocca, si supera e si giunge in breve alla Cima di Pejo (3549 m) dalla quale, sempre per cresta, con facili saliscendi e superate elevazioni minori, si raggiunge la Punta Taviela (3612 m).
La discesa da essa presenta i passaggi più delicati dell’intera traversata delle Tredici Cime. Con abbondante neve ci si porta all’estremità orientale della vetta e si discende un canalino all’inizio piuttosto ripido, obliquante verso sinistra e dominante il Col del Vioz.
A tarda stagione, affiorando le rocce rotte e pericolose da cui è formato, conviene spostarsi all’estremità N-O della vetta e scendere su grossi massi incastrati, con passaggi mai difficili, riportandosi subito in direzione del colle (3330 m).
Da qui con monotona e intuitiva salita, evitando l’ultimo tratto di cresta per il nevaio di destra, si tocca la vetta del Monte Vioz (3645 m), a pochi minuti dalla quale, sulla cresta sud, è sito il Rif. Mantova/Vioz (ore 6-7, AD).
Dalla vetta del Vioz un lenta e dolce discesa su ghiacciaio conduce, verso settentrione, al Passo della Vedretta Rossa (3405 m) e qui risalendo un conoide di neve si perviene alla rocciosa cresta sud-ovest del Palon della Mare (3703 m) facile e con tracce di sentiero sino alla vetta.
Ancora facile discesa su ghiacciaio sino al Col de la Mare (3442 m), poco sopra il quale, ben visibile anche da lontano, è ubicato il bivacco Colombo (9 posti).
Per rocce si traversa la cresta della biforcuta Cima del Monte Rosole (3536 m) aggirando alla base quella occidentale su neve, e sempre su neve si scende all’omonimo Passo (3502 m).
In salita si superano due omogenee spalle nevose e si tocca la vetta del Cevedale (3769 m), punto più alto dell’intera traversata.
Lungo la via normale di salita sul suo versante nord, attraverso pianeggianti distese ghiacciate facendo attenzione ai crepacci si giunge al Rif. Casati (3269 m) (ore 4-5, PD).
Da qui con comodo sentiero prima e per mulattiera poi si scende al posteggio dei Forni. (ore 2).
- Cartografia:
- Kompass o carta di Meridiani Montagna
- Bibliografia:
- Guida Ortles-Cevedale CAI-TCI