Difficoltà più elevate con roccia umida o bagnata che diventa estremamente viscida. Anche con roccia asciutta i passaggi obbligati sono molto levigati.
Dall’attacco 2-2.30h – dislivello 300m - difficoltà III (“da palestra”) molto discontinuo.
La cresta nord inizia con due aguzzi dentini ravvicinati.
Si sale frontalmente il primo per brevi placche, un canaletto, e una spaccatura, fino alla sommità (30m, 2 chiodi, III) e per rocce ripide ed esposte, ma appigliate (III), si perviene all’intaglio tra i due dentini; come variante si possono evitare gli ultimissimi metri del dentino, piegando verso sinistra direttamente all’intaglio. Da quest’ultimo, dapprima per il filo di cresta (1 ch.) e poi con un breve aggiramento a sinistra, si raggiunge in breve il secondo dentino.
Si può scendere in doppia (10 m, sosta fix con catena) oppure lungo un corto diedro sulla sinistra, cui seguono una traversata a destra (3-4m) di una placca inclinata e una larga spaccata sul grosso masso incastrato sull’intaglio a monte del dentino (III delicato ed esposto).
Il secondo lungo tratto della cresta è mediamente di facile percorso (qualche breve passo fino al II, percorribile “in conserva”), con un susseguirsi di rocce, erba, alcune brevi paretine, qualche divertente e breve crestina affilata. Si arriva così alla sommità di un marcato rilievo, ben oltre la metà della cresta; da questo si stacca (sul suo lato ovest) un lungo crestone che orograficamente è la vera cresta nord delle Lunelle.
Si può scendere lungo una paretina verticale, leggermente strapiombante negli ultimi 2-3m (III), cui segue il facile scavalcamento di un cocuzzolo, e la successiva discesa al marcato intaglio a monte (II/II+); in alternativa si possono effettuare una/due doppie, di 10/12 m (soste chiodi o fix con catene).
La terza parte della cresta presenta inizialmente una placca che precede un dentino, scalabile al centro per rocce ripide (III, 2 ch.), o aggirabile traversando orizzontalmente a sinistra (10m) e risalendo un canale verso destra che riporta in cresta (II/II+).
Segue un tratto più facile e quasi pianeggiante che porta ad un marcato colletto (cordone per una doppia sul versante NE, possibile via di fuga) e quindi al salto verticale finale sotto la spalla: la “Placca Santi”; questa si supera direttamente (20m, esposto, verticale ma appigliato, 1 fix, 4 chiodi, III/III+) con una salita leggermente obliqua verso sinistra (al termine sosta su 2 spit e catena).
Su facile terreno verso destra si riprende il filo di cresta, si tocca la spalla (croce), e si raggiunge in breve la vetta.
Discesa: da fare con attenzione (facili ravanamenti) per tracce di sentiero, roccette e erba scivolosa, che zigzagano sul ripidissimo versante sud (possibilità di calarsi con una doppia nel primo tratto). Raggiunto il colletto sottostante (cartello) scendere verso N per tracce di sentiero e pietraie fino ad incrociare la traccia percorsa durante l’avvicinamento.