Note
Storico
2.2Km
3.8Km
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4.7Km
5.2Km
5.2Km
5.2Km
5.2Km
5.4Km
5.5Km
La parete di Cornflakes ha diverse altre possibilità e oggi abbiamo sfruttato una di queste.
Ho qualche riserva sul primo tiro, che necessiterebbe di un'aggiustatina alla chiodatura per essere arrampicatoriamente più godibile.
In compenso il secondo e il terzo si svolgono in un diedro perfetto, molto estetico e divertente da arrampicare. Infine un tettino che chiude il diedro al suo termine rende particolarmente intrigante l'uscita sulla balconata sommitale.
Per una ripetizione serve una serie di friend fino al 3bd, doppi fino al 2. Tra il molto utile e l'indispensabile avere qualche microfriend.
Avvicinamento
Ho qualche riserva sul primo tiro, che necessiterebbe di un'aggiustatina alla chiodatura per essere arrampicatoriamente più godibile.
In compenso il secondo e il terzo si svolgono in un diedro perfetto, molto estetico e divertente da arrampicare. Infine un tettino che chiude il diedro al suo termine rende particolarmente intrigante l'uscita sulla balconata sommitale.
Per una ripetizione serve una serie di friend fino al 3bd, doppi fino al 2. Tra il molto utile e l'indispensabile avere qualche microfriend.
La parete si trova circa 300m a dx del Nautilus (settore dx del sergent).
Il modo più comodo (che non è comunque comodissimo) di arrivarci è scendere dal parcheggio del Sergent lungo la vecchia strada arrivando fino al primo tornante.
Qui seguire vaghe tracce che partono dalla piazzola del tornante e risalire la pietraia tenendosi leggermente a sx. Superare la rete paramassi nel punto in cui è stata divelta (da qualche masso troppo irruente, non da noi, ovviamente). Superata la rete continuare a salire per ancora una ventina di metri fino raggiungere la roccia.
A questo punto svoltare a dx mantenendosi contro la parete. In pochi minuti si arriva alla base di alcuni salti di roccia all'apparenza mansueti, ma non banali da superare. Il modo più semplice per averne la meglio è reperire un canale (vedi foto) largo non più di un metro e mezzo e chiuso tra due paretine che sale ripido e sembra essere cieco.
Sarebbe in effetti cieco se non fosse per un buco tra massi incastrati più che sufficiente per il passaggio di una persona senza zaino. Usciti dal buco con un passetto di arrampicata, si sale un'altra decina di metri e si raggiunge il comodo pianoro antistante la parete. (20 min).
La via si svolge al centro della parete.
Attacca un diedrino leggeremente a destra di una evidente cengia con albero, e sulla verticale dell'attacco è evidente un grosso tetto quadrato. Sono visibili dal basso due spit sul muro sovrastante il diedro iniziale. Le foto fugheranno eventuali dubbi.
Descrizione
Il modo più comodo (che non è comunque comodissimo) di arrivarci è scendere dal parcheggio del Sergent lungo la vecchia strada arrivando fino al primo tornante.
Qui seguire vaghe tracce che partono dalla piazzola del tornante e risalire la pietraia tenendosi leggermente a sx. Superare la rete paramassi nel punto in cui è stata divelta (da qualche masso troppo irruente, non da noi, ovviamente). Superata la rete continuare a salire per ancora una ventina di metri fino raggiungere la roccia.
A questo punto svoltare a dx mantenendosi contro la parete. In pochi minuti si arriva alla base di alcuni salti di roccia all'apparenza mansueti, ma non banali da superare. Il modo più semplice per averne la meglio è reperire un canale (vedi foto) largo non più di un metro e mezzo e chiuso tra due paretine che sale ripido e sembra essere cieco.
Sarebbe in effetti cieco se non fosse per un buco tra massi incastrati più che sufficiente per il passaggio di una persona senza zaino. Usciti dal buco con un passetto di arrampicata, si sale un'altra decina di metri e si raggiunge il comodo pianoro antistante la parete. (20 min).
La via si svolge al centro della parete.
Attacca un diedrino leggeremente a destra di una evidente cengia con albero, e sulla verticale dell'attacco è evidente un grosso tetto quadrato. Sono visibili dal basso due spit sul muro sovrastante il diedro iniziale. Le foto fugheranno eventuali dubbi.
- L1: Attaccare il diedrino fidandosi di un grosso blocco semistaccato dalla parete ma apparentemente solido, e sfruttando per quanto possibile la sottile fessura di fondo, e le tacche sulla destra. Dopo 5-6 metri superare un tettino e ristabilirsi sulla cengetta (6a). Di qui attaccare il muro solcato da una lama dall’apparenza fragile.
La lama non è così fragile come sembra (ad eccezione di un punto al suo termine dove andrebbe forse bonificata) e permette con arrampicata abbastanza ditosa di arrivare fino a dove questa muore in sottile fessurino (6a+).
Questo tratto è stato protetto con due fix non per la reale impossibilità di proteggere altrimenti ma con l’intento di preservare l’incolumità della lama (e conseguentemente la nostra). Di qui per noi è stata una bella prova di artificiale su chiodi piantati non senza fatica, nut e microfriend. La libera è probabilmente possibile, ma molto difficile.
Sicuramente sarebbe opportuno ripiantare i chiodi un po’ meglio (dei 5 lasciati solo 2 sono veramente buoni). In ogni caso si segue un vago diedrino con fessurino di fondo, fino alla sosta posta su cengia inclinata sotto il grande tetto quadrato. (25m – 6a+ e A1 – 2 fix, 5 chiodi, 2 fix di sosta) - L2: Alzarsi sulla verticale della sosta fino a sotto il tetto su roccia un po’ lichenata, ma facile.
Attraversare a sinistra di 3-4 metri, sfruttando la fessura sotto il tetto e provvidenziali tacche per i piedi. Al termine del tetto prendere a salire verticalmente entrando nell’enorme diedro ben visibile da sotto. Proseguire con bella arrampicata in dulfer e incastro sfruttando la bella ed ergonomica fessura di fondo. Il diedro è inizialmente quasi verticale e poi si abbatte leggermente, fino ad arrivare sotto ad un ultimo tratto verticale. Qui è posizionata S2. (25m – 5c – Ottima proteggibilità a friend – 1 fix di sosta facilmente integrabile a friend) - L3: Proseguire nel diedro ora più difficile e faticoso (dulfer + incastro). Dopo 7-8 metri ci si incunea in una nicchia posta sotto un tetto. Il fondo della nicchia offre buona possibilità di protezione, ma consiglio di allungare i rinvii per evitare sconvenienti attriti in fase di ribaltamento.
Idem dicasi per il chiodo piantato sotto il tetto, tenendo anche presente che è discreto ma non eccelso. Infine sporgendosi fuori della nicchia si afferra un corno risolutore che permette di alzarsi e ribaltarsi sulla terrazza di fine via (12m – 6b+ – 1 chiodo, 2 fix di sosta con cordone e maillon di calata).
Dalla S3 con una doppia si arriva alla base. Ovviamente è anche possibile scendere dalla S3 di Cornflakes che si trova una decina di metri a destra, o a piedi entrando nel bosco e tenendo la destra.
Dalla S2 è possibile una variante di uscita non provata, ma all’apparenza più facile, che consiste nel seguire la bellissima fessura diagonale che origina un paio di metri a sx della sosta.
La qualità della roccia è ottima fatta eccezione per la lama. La zona dove è posta S1 oggi era bagnata e probabilmente lo è sempre dopo abbondanti piogge. Ne consegue una discreta quantità di lichene, che però non da fastidio. Il resto della via è pulita.
Prima salita: Lucio e Fabiano - 9 giugno 2007
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