Per la salita al Bivacco Molino, confortevole costruzione con ben 24 posti letto, rimando alla pagina ufficiale del CAI di Lanzo. Il cammino avviene su un buon sentiero. All’inizio nella salubre aria del bosco di larici, cui segue un’impennata che sostiene l’alpeggio delle Alpi Le Piane, oggi diroccate. Da qui si ignora il bivio che sale a sinistra per la normale all’Uja di Mondrone. Si svolta invece a destra, seguendo docili prati da pascolo. Con un ampio semicerchio attorno all’Uja di Mondrone si arriva nei pressi della cresta Est, dove sorge il Bivacco Molino. Branchi di stambecchi dimorano abitualmente presso la costruzione. Non si trova acqua nelle vicinanze, ma solo proseguendo una ventina di minuti verso la Leitosa, o di più in funzione della stagione. Possibile non trovare acqua in stagione avanzata o particolarmente asciutta. Non è previsto il ritorno al bivacco durante la discesa, qualora si intenda tornare a valle lungo la via normale.
Dal pianoro posto sotto l’impressionante parete N salire lo zoccolo formato da salti di roccette inframmezzati a cenge erbose, tenendosi verso destra, in prossimità del gran diedro che solca il settore centrale della parete. Prima di arrivare ad un canalino scartare a destra, per roccette e blocchi si apre d’improvviso la visuale del gran dietro canale. Risalirlo fino alla prima sosta in catene.
Salita – le lunghezze sono indicative!
I tiro (III,III+)
Salire nel diedro tenendosi leggermente a sinistra del suo fondo, dopo una sessantina di metri, leggermente a sinistra, si trova una nuova sosta.
Possibile incontrare un chiodo arrugginito.
II tiro (IV-)
Obliquare a sinistra, evitando di salire a destra della sosta presso la parete verticale.
Si aggira la placca delicata, poi si sale direttamente presso una fessura (chiodo), continuare a sinistra per aggirare il salto fessurato e tornare leggermente a destra, salire poi direttamente per una fessura-camino obliqua aperta, poi ancora direttamente e leggermente verso sinistra su un tratto quasi verticale e rocce mediocri fino ad un chiodo arrugginito dove la parete termina presso un muro. Da qui portarsi decisamente a sinistra presso un enorme terrazzo (sosta).
III tiro (III+)
Salire il gran diedro per una sessantina di metri. Non si trovano chiodi. La sosta si trova sullo sperone di sinistra.
IV tiro (III+)
Salire su placca obliquando a sinistra. Si arriva presso un canale di amianto. Sulla sua destra un muro verticale impedisce l’accesso al terrazzino superiore. Vincere il muro (1 chiodo arrugginito). I giri di corda consigliano di spezzare il tiro, altrimenti salire ancora a destra fino ad arrivare ad un nuovo muro (sosta).
V tiro (IV+)
Aggirare il pilastrino verso destra, poi salirlo direttamente. Molto verticale, faticoso. Arrivare presso una cengia sulla quale il ribaltamento è un po’ tecnico in quanto manca ogni appoggio per le mani (IV+ in letteratura). Guadagnata la cengia prendere una fessura orizzontale ben appigliata che porta alla sosta.
VI tiro (III)
E` forse il tiro più emozionante della via. Un vero e proprio Traverso degli Dei, per parafrasare ingiustamente l’Eiger. Su placca poco inclinata e poco appigliata attraversare in aderenza sopra un vertiginoso baratro, verso destra, fino a guadagnare uno spigoletto. Riportarsi quindi verso sinistra e salire per facili rocce fino ad un terrazzo, dove giri di corda potrebbero consigliare di spezzare la lunghezza. Salire verso destra e poi direttamente, fino a scoprire la sosta attrezzata (difficile interpretazione!). Si possono trovare chiodi solo all’inizio del traverso, poi è tutto da scoprire.
VII tiro (II+)
Dalla sosta procedere verso l’alto direttamente, aggirando grandi blocchi. Appare come una visione impressionante e del tutto particolare il grande terrazzo inclinato che cinge l’erta finale dell’Uja. Mancano 100m alla vetta. La sosta si trova presso il canale centrale ed è ben visibile dal basso. Ma non ci si arriva con un tiro di corda… salire alla meglio.
VIII tiro (III)
Salire il canale presso il centro e sulle rocce di destra. Gradi severi e arrampicata continua. Non si trovano chiodi. Dopo una sessantina di metri si trova una sosta.
IX tiro (III)
Lunghezza facile e complicata, di difficile interpretazione. La vetta è lì, ma non è chiaro come arrivarci. Si sale il canale ancora un po’, poi occorre obliquare a destra presso una cengia orizzontale. Brutti giri di corda. Risalire verso destra e in alto, resti di un chiodo, poi un altro chiodo ben visibile presso la vetta. Sosta presso uno spuntone a pochi metri dalla vetta sull’uscita della Cresta dell’Ometto (manca la sosta attrezzata a catena).
Discesa: sulla via normale verso Molera.