Si tratta di un’ascensione che si svolge su sentiero, morena, nevai e un facile ghiacciaio, che presenta un tratto ripido prima della cima e potrebbe esserci qualche crepaccio.
Giugno e luglio sono i mesi migliori per compiere la salita.
Da Valdo 1274 m, parcheggiata l’auto in un grande parcheggio, si sale con la seggiovia fino alla stazione terminale dell’impianto, Sagersboden 1772 m. Da qui si scende brevemente ad una spianata, dove parte un ottimo sentiero che supera ripidamente un bosco, per poi uscire nella parte superiore del Vallone del Vannino, dove è ben visibile in alto la Punta d’Arbola e buona parte dell’itinerario di salita.
Si sale tenendosi al centro del Vallone del Vannino, costeggiando a destra il torrente, salendo gradualmente senza strappi, si lascia sulla destra l’Alpe della Balma e si prosegue verso la diga del Lago del Vannino e il Rifugio Margaroli sempre ben visibili, il sentiero è sempre ottimamente segnalato. Si raggiunge così la diga del lago e il Rifugio, posto a quota 2194 m (ore 1,30 da Sagersboden).
Dal Rifugio si inizia a salire su un sentiero a destra (indicazioni per il Passo di Nefelgiù e il Passo del Vannino), dopo pochi minuti si incontra un bivio, va trascurato il sentiero che si stacca sulla destra (porta al Passo di Nefelgiù) e ci si inerpica lungo il sentiero che sale ripidamente per pendii erbosi e detritici a sinistra, e conduce prima ad un’ampia sella erbosa, e poco dopo si raggiunge il bel Lago Sruer a quota 2330 m.
Si costeggia per un tratto il lago verso destra, poi il sentiero riprende decisamente a salire per pendii detritici, raggiungendo la grande morena sottostante il Ghiacciaio del Sabbione. Si continua a salire nel valloncello (sovente innevato) che porta al ben visibile Passo del Vannino 2754 m, frequentatissimo valico che mette in comunicazione il Vallone del Vannino al bacino glaciale del Sabbione).
Dal Passo, messo piede sul ghiacciaio, si segue l’evidente pista che con una specie di semicerchio verso sinistra consente di evitare una zona che può essere abbastanza crepacciata, risalendo poi i pendii glaciali del versante NE della Punta d’Arbola, piegando gradualmente a destra, si lasciano alcuni grandi spuntoni rocciosi sulla destra, per volgere poi nuovamente verso sinistra in direzione della cresta NE per pendii più ripidi.
Senza raggiungere la cresta si risale direttamente il bel pendio verso destra, con un ultimo tratto abbastanza ripido si raggiunge la calotta ghiacciata della cima, dove nei pressi di alcuni affioramenti rocciosi è posta una grande croce di legno.
In discesa non rimane che seguire a ritroso le tracce di salira fino al Passo del Vannino, e da qui per sentiero si rientra a Sagersboden.
La vetta è uno spettacolare punto panoramico, la visuale può spaziare dal Massiccio del Rosa, al Gruppo dei Mischabel, alle Alpi Lepontine, all’Oberland Bernese. E’ conosciuta con due nomi, Ofenhorn in tedesco (significa Punta del Forno) oltre al toponimo italiano Arbola. Sul significato di questo termine ci sono varie ipotesi, tra le quali che derivi da “albus”, termine latino che indica bianco, e sembra attendibile visto che è interamente coperta di neve e da ghiacciai.
La prima ascensione nota a questa montagna risale all’8 agosto 1864 per opera di G. Studer, T. Walper e altri due compagni che salirono dalla Binntal e dal Ghiacciaio d’Arbola (la attuale via normale svizzera), mentre i primi alpinisti italiani a raggiungere la cima furono R. Gerla, L. Marani, F. Longhi l’11 agosto 1894.
- Cartografia:
- IGC foglio 11 - Domodossola e Val Formazza - scala 1:50000 / Ossola - Meridiani Montagne - scala 1:50000
- Bibliografia:
- Alpi Lepontine - Guida dei Monti d'Italia CAI-TCI