Fa parte della cosiddetta “corona imperiale”, una serie di 4000 insieme alla Dent Blanche, Zinalrothorn e Weisshorn. Per l’estetica, è paragonata all’Alpamayo e all’Ama Dablam; la difficoltà di accesso ne ha preservato il fascino romantico. Tutti i rifugi sono distanti dai centri abitati e per la parete nord è lungo e faticoso il tragitto dal rifugio alla base della parete stessa.
Dalla Cabane de Mountet scendere e attraversare la morena con tratti di ghiaccio alternati a grosse balze di sfasciumi (1 ora), puntare verso le rocce del “Cuore”, risalirle e al termine piegare a sinistra proseguendo per un pendio-cengia di sfasciumi, rocce marce e colate di ghiaccio, al termine del quale superare un balzo di rocce ancora più orribili ed entrare in un pendio molto ripido (circa 50°) che di solito è ghiaccio nerastro nella parte iniziale soggetta a scariche e diventa neve migliore proseguendo sempre verso sinistra e innalzandosi di quota.
Qui il percorso si fa più distensivo: terminato il traverso iniziare a salire superando alcuni evidenti seracchi e, lasciata a destra la cresta nord-ovest (del “Cuore”) dirigersi alla base della parete nord.
Dopo la fatica dell’avvicinamento, essa brilla come un miraggio, con le sue canne d’organo protese verso il cielo; risalirla e, giunti sotto le rocce di vetta, uscire verso destra sulla cresta nord-ovest, dalla quale circa 40 metri di pendio-cresta conducono in vetta.
La discesa avviene per la cresta nord-ovest se si vuole tornare alla Cabane du Mountet.
- Bibliografia:
- Erich Vanis e Alessandro Gogna - Cento pareti di ghiaccio nelle Alpi