Attrezzatura: ramponi, piccozza, casco, 5 rinvii, 2-3 cordini lunghi, per una progressione più sicura e per mettersi al riparo da possibili errori: friend e camalot 0.4, 0.5, 0.75 e 1; 2 viti da ghiaccio per la discesa.
Non scendere sul ghiacciaio ormai ridotto ad un cumulo di sfasciumi ma seguire il sentiero evidente (bolli rossi e ometti) che parte a fianco della stazione della funivia.
Dopo circa 10 minuti il sentiero piega a destra (sud ovest), lasciarlo per seguire una traccia che prosegue sulla dorsale della morena. Dopo alcuni risalti scendere a destra ed aggirare per sfasciumi una marcata dorsale.
Ritornare ora a sinistra e mettere piede sul ghiacciaio. Calzati i ramponi si traversa quasi in piano,direzione nord, fino a raggiungere il punto più basso della cresta: il Laginjock. Un’ora dalla funivia, 2 ore dalla Weissmieshutte.
Prendere ora la cresta nord, il primo risalto si passa a sinistra.
Seguirla fedelmente sul filo anche se sembra più difficile non lo è e, soprattuto, la roccia è migliore. Non farsi “ingolosire” dalle invitanti cenge che sembrano tagliare i risalti ma invece portano a canali di detrito e sfasciumi pericolosi.
Le uniche torri che si possono evitare sono verso la fine per evidenti cenge. Lungo la salita passi obbligatori di 4+ su due tiri protetti a spit, per il resto più facile ma non banale: ci vuole sempre occhio per scegliere i passaggi migliori. Attenzioni a blocchi e lame instabili.
Giunti sulla neve percorrere la parte terminale tenendosi abbondantemente al disotto della cresta che spesso è orlata da enormi cornici verso est.
Per la cima: del colle contare dalle 4 alle 6 ore. Raggiunta la normale sempre molto tracciata rientrare a Hohsaas in circa 1 ora e mezza. Attenzione in discesa molti crepacci e, verso la fine, percorso tortuoso ed esposto.
- Bibliografia:
- guida cai tci