Si segue la ciottolata più alta e poi sterrata in leggera salita sopra le case, seguendo le indicazioni per il sentiero n. 6 del Lago Gelato.
Raggiunta la località Magazzino 1460 m, dove si presenta un trivio, continuare lungo una mulattiera in alto con indicazioni sempre Lago Gelato.
Con un lunghissimo percorso ascendente senza mai una curva si attraversa un lungo bosco di pini uncinati, finché a circa 1900 m la vegetazione si dirada lasciando spazio a pietraie e bassi arbusti.
La bella mulattiera, a tratti opera d’arte, continua a salire sotto altissime pareti sulla destra, mentre a sinistra in basso scorre il torrente, lungo enormi balconate rocciose segni di antichi ghiacciai.
Raggiunto un colletto si apre una vasta pietraia, si prosegue brevemente in piano fino alla quota di 2450 m, quando si presentano due opzioni:
- A (lunga): seguire la mulattiera fino al Lago Gelato 2616 m fino a un bivacco del corpo forestale per poi dirigersi in direzione Nord-Ovest con alcuni sali/scendi fin quasi al Colle Raye Chevrère. Appena sotto il colle si piega nettamente a destra e, per tracce di sentiero e ometti, si raggiunge pressoché in piano la base del conoide che scende dall’intaglio 2940 m della cresta Ovest del monte Avic, che si raggiunge senza difficoltà.
- B (corta): dal pianoro si vedono degli ometti sulla destra, posti su grossi massi. Inizialmente un po’ difficili da seguire, poi più frequenti e con tracce di sentiero, si punta verso l’evidente canale in direzione nord; la prima fascia da superare è una grossa pietraia, poi il terreno diventa più friabile, a tratti faticoso ma privo di difficoltà. Risalito il conoide del canale, questo si restringe; raggiunta una prima strettoia, si notano a destra parecchi ometti di pietre, che indicano di abbandonare il canale stesso per salire su comodi terrazzi erbosi, su tracce di sentiero coperte di detriti, e con qualche svolta si perviene al pianoro posto sotto la parete Sud dell’Avic, con un piccolo laghetto. Si risale tutto il conoide che scende dall’intaglio di quota 2940 m, mantenendosi prevalentemente sulla sinistra.
Si attacca quindi la cresta Ovest, dove inizia la parte alpinistica, facile ma che richiede attenzione e valutazione dei passaggi migliori.
Si seguono i numerosi ometti posti nei punti strategici, subito si segue un sentierino tra i detriti, poi iniziano le roccette e un traverso su cengia sul versante nord.
Si alterna la salita sui due versanti, la roccia generalmente è buona e con molti appigli; è comunque buona cosa verificare che gli appigli battezzati siano solidi.
Raggiunta una placca liscia (appigliata e non esposta) si risale direttamente e ci si riporta in cresta.
Seguono altri passaggi di I ora sul lato di Champdepraz, raggiungendo una fessura scalinata con passi di II, che rappresenta l’ultimo ostacolo importante per la cima. Si arriva a un’anticima dalla quale la statua di vetta appare vicina.
Abbassarsi all’intaglio stando su sentierino sul versante Sud (passaggio largo ma con pietre instabili, sul lato nord presenti due spit per assicurarsi), e una brevissima risalita su roccette permette di toccare la cima.
Discesa per l’itinerario di salita, con particolare attenzione al tratto di cresta, da effettuare in disarrampicata (corda da 10-15 m può tornare utile). Per chi è salito per la via “corta” può essere interessante ritornare per il percorso più lungo che presenta numerosi elementi di interesse. Dalla base del conoide che porta all’intaglio (laghetto) puntare verso la destra or. in direzione del Colle Raye Chevrère che, tuttavia, non si è obbligati a raggiungere. Mantenendosi nel fondovalle si costeggiano altri piccoli laghetti e si incrocia la traccia di sentiero che proviene dal Colle Raye Chevrere.
La traccia prosegue (segnavia con tacche e freccie gialle) e dopo alcuni sali-scendi si raggiunge il Lago Gelato.Il sentiero che scende dal lago è una vera opera d’arte. Si presenta pavimentato in pietra e sopraelevato da entrambi i lati in quanto doveva essere percorso con slittoni che portavano a fondo valle i minerali estratti dalle miniere. Queste ultime sono un altro incontro nel percorso e testimoniano di antiche fatiche.