Da Dzovenno, si segue a sinistra la strada asfaltata fino a raggiungere la frazione Ruz m. 1696, dove si parecheggia l’auto. Dal paesino, si inizia a seguire la stradina sterrata (cartelli segnaletici e indicazioni per il Rifugio Crete Seche. Si segue la strada per lunghi tratti con una lunga serie di tornanti, poi il sentiero taglia diverse tratti della sterrata, superando una fascia boschiva, e salendo verso destra, guadagnando quota e riprendendo più in alto la strada. Seguendo la strada verso destra, con alcuni tornanti si raggiunge un grande pianoro erboso dove è situato l’Alpeggio Berrier 2192 m. E’ possibile evitare il successivo ampio semicerchio prima verso destra e poi verso sinistra, salendo per un evidente sentiero non segnato, una scorciatoia che con numerose serpentine sale direttamente per il pendio erboso sopra la strada Si ritrova il sentiero principale 50 m sotto il rifugio.
Dal pianoro si volge gradualmente a sinistra (indicazioni per il rifugio) (qui si incontra anche un altro sentiero, l’alta via n.3 che arriva da destra) e si sale lungo un ottimo sentiero che taglia in diagonale un pendio prima erboso e poi detritico, passando alla base della Comba di Vertsan e poi raggiungendo un costone erboso, dove il sentiero volge a destra, e con un tratto ripido e diversi tornanti, supera un grosso masso e poi raggiunge il pianoro erboso dove si trova il Rifugio Crete Seche 2410 m (2h da Ruz).
Dal Rifugio si segue l’indicazione ed il segnavia n.2 per il Colle di Crete Sèche iniziando a risalire prima verso destra e poi a sinistra nella, qui il sentiero (o le tracce nella neve) inizia a risalire un pendio detritico e con una ripida rampa ci si porta verso sinistra, in direzione dello spalto roccioso che sostiene il Bivacco Spataro 2600 m.
Dal bivacco si raggiunge in breve verso destra l’ampio pianoro Plan della Sabla, che va risalito tenendosi al centro inizialmente e poi spostandosi verso sinistra. Si supera un pendio di moderata inclinazione e si raggiunge un secondo pianoro, dove si trascura sulla sinistra un canale che porta al Ghiacciaio dell’Aroletta e al Colle del Mont Gelè, e si prosegue a destra su ripidi pendii nevosi con tratti detritici puntando al Colle di Crete Sèche ben visibile dal basso (cartello e grosso ometto più a destra.. Superato un ultimo pendio si raggiunge verso destra il grande ometto di pietre e il cartello segnaletico del colle, a quota 2899 m. E’ anche possibile evitare il passaggio al colle, specialmente con buon innevamento, passando direttamente sui nevai dell’ampio pianoro ex glaciale in direzione del Col Berlon. Attraversatolo si risale una breve rampa più ripida, e poi ci si dirige verso sinistra con percorso molto dolce, in direzione della valletta del Col Chardoney
Se invece si preferisce proseguire seguendo le tracce e ometti, colle Crete Seche si prosegue inizialmente lungo la cresta di confine verso destra che si sposta verso la Trouma, su neve e pietroni affioranti per poi spostarsi a destra e raggiungere l’ampio Plateau de Crete Sèche. Dal pianoro si risale raggiunge una poco marcata morena, che forma un avvallamento anch’esso poco visibile da lontano. Si seguono gli ometti (pochi) giungendo al tratto finale di detriti e nevai residui che precede il l’ampio Colle di Chardoney 3186 m, notevole punto panoramico sul bacino glaciale d’Otemma.
Dal colle o meglio poco prima, si individua una traccia di sentiero che sale la ripida e mobile pietraia che si origina dall’anticima. Si passa gradualmente a sinistra per evitare i tratti più ripidi e i massi mobili più grossi (attenzione) raggiungendo la cresta ovest dell’anticima. La si percorre verso destra (da qui in avanti attenzione all’esposizione notevole sul versante nord). Si cammina sulla traccia fino a che la cresta si restringe e si raggiunge l’anticima superando una serie di passaggi di I su roccia così così.
Da qui il terreno diventa più impegnativo, si può superare direttamente la crestina rocciosa esposta (con passi di II) oppure aggirare il tratto roccioso a destra (lato Chardoney) con un traverso su neve in esposizione (attenzione in presenza di neve) per riprendere poi il filo della cresta (occhio alle possibili cornici rivolte a sinistra) fino a raggiungere la vetta, grande ometto di pietre e un paletto in legno.
In discesa si segue lo stesso percorso fatto in salita.
I primi salitori noti di questa montagna sono gli svizzeri Walter Leaf e Clemens Zurbriggen che salirono dal Glacier de Crete Seche e il Colle di Crete Sèche e scesero poi dal Colle Chardoney e il Ghiacciaio di Epicoun l’11 luglio 1890, effettuando anche una bella traversata di questa cima. Per quanto riguarda invece il nome, secondo l’abate Henry pare che “Trouma” derivi dal patois e sta ad indicare “ampia dorsale” “gobba” oppure “monticello” mentre “Bouc” indica il maschio del camoscio e/o dello stambecco.
- Cartografia:
- IGC foglio 115