Lo si può considerare pressochè escursionistico, seppur valutabile EE/F per la natura del terreno e per qualche breve passaggio in cui si usano le mani.
Il casco è molto consigliato per la salita nel canalone ovest, specie in presenza di altri escursionisti sul percorso.
In presenza di neve ovviamente è richiesto l’uso della piccozza e dei ramponi. Non consigliabile in caso di nebbia o scarsa visibilità.
Si può anche partire circa 1 km prima della diga, in corrispondenza del bivio per il Rifugio Ca’ Runsasch (un po’ più dislivello ma percorso leggermente più diretto)
Dal parcheggio della Diga di Campo Moro, si sale subito al Rifugio Zoia 2021 posto su un promontorio sovrastante, seguendo i cartelli indicanti varie mete.
Oltre il rifugio che si lascia a destra il sentiero con alcuni saliscendi passa sotto le numerose falesie del rifugio, e poi dopo una leggera discesa giungendo alle Alpi Campagneda 2145 m nei pressi del Rifugio Ca’ Runcasch 2170 m.
Non si raggiunge il rifugio ma si continua sulla strada sterrata pianeggiante verso sud, aggirando alcuni avvallamenti finchè si raggiunge la stupenda conca prativa dell’Alpe Prabello con il Rifugio Cristina 2227 m.
Dal terrazzo del rifugio si prosegue a sinistra, aggirando un costone di pietrame che immette nella valletta erbosa in leggera salita, che si dirige verso la cresta sud-ovest del Pizzo Scalino.
L’attraversamento di questo prato è privo di sentiero ma non ci sono problemi di orientamento.
Si raggiunge così l’inizio del ripido pendio che porterà al Passo degli Ometti, non identificabile perché resta nascosto dietro un costone.
La prima parte del sentiero è molto ripida ma tutto sommato comoda, prevalentemente tra magri pascoli e detriti. Poi a circa 2500 m circa ci si deve muovere all’interno di una grossa pietraia costituita di grandi blocchi, generalmente stabili.
Qui occorre farsi guidare dai numerosi bolli di vernice (cerchi bianco/rossi e alcuni segnavia classici più recenti) che aiutano a tenere una direzione ideale, che via via digrada verso destra.
Superata la fascia più caotica si ritrova un sentiero più comodo che viene tuttavia ancora interrotto da alcune più brevi pietraie, fino al Passo degli Ometti 2758 m.
Da qui ci si affaccia sul versante opposto del Pizzo Scalino, ancora non visibile perché nascosto da un dosso sulla cresta sud-ovest, con il vasto altopiano dove un tempo vi era un ghiacciaio anche su questo versante.
Si prosegue sul sentiero a sinistra, che con un lungo mezza costa su terreno erboso resta parallelo alla cresta sud-ovest, finchè si raggiunge un vasto ripiano di erba e grosse pietre (neve a inizio stagione) proprio sotto la verticale della cima con la grossa croce ora ben visibile.
Sempre seguendo i segnavia ci si sposta progressivamente verso destra con semicerchio, e il terreno diventa via via più pietroso.
Una buona traccia ora inizia a salire più marcatamente in diagonale verso destra fino a raggiungere la base di una parete rocciosa che sbarra la progressione: qui volgendo lo sguardo a sinistra in alto si nota il “famigerato” canalone che va risalito. Si consiglia l’utilizzo del casco, specie in presenza di altre persone.
Si inizia a salire il conoide composto da fini detriti, c’è una marcata traccia che, seppur ripida, permette di salire senza difficoltà il pendio fino a che si arriva sotto la parete rocciosa di destra, che poi si costeggia talvolta usando le mani come appoggio.
Giunti in prossimità di uno speroncino che divide il canale in due rami, si continua ancora per 30 m di dislivello circa, su terreno ora decisamente più franoso (pietre di dimensioni medio-piccola) per poi uscirne quando si scorge sulla destra una evidente traccia di sentiero ed un ometto posto contro il cielo sul pendio.
Raggiuntolo si intercetta la traccia proveniente dalla Val Fontana che porta subito in cresta. C’è un breve tratto orizzontale leggermente aereo sul versante del ghiacciaio, e poi si attacca il crestone sud-est che in circa 120 m di dislivello condurrà in cima.
Si percorre subito una comoda cengia terrosa sul lato destro, quindi si affrontano facilissime roccette ad altri tratti di sentiero ben camminabile, seguendo sempre i segnavia bianco/rossi che evitano di percorrere vie secondarie sconsigliabili.
Si supera una breve placca inclinata che può dare un po’ di soggezione (delicata se bagnata) dopodichè superati gli ultimi gradoni si giunge alla grossa croce di vetta.
La discesa può avvenire dallo stesso percorso di andata, oppure in traversata sul ghiacciaio, anche se solitamente conviene fare l’inverso (salita dal ghiacciaio e discesa dal Passo degli Ometti).
Scendendo, occorre prestare attenzione al punto di accesso al canalone che dall’alto può risultare non così evidente, si prenda riferimento lo speroncino di roccia chiara che va lasciato sulla sinistra.