Itinerario perfettamente descritto sulla Guida CAI-TCI dei Monti di Italia volume Emilus-Rosa dei Banchi e valutato AD se si superano tutte le difficoltà, PD se le si aggira.
Se siete privi di corda le difficoltà maggiori sono concentrate nella discesa dal primo torrione: un breve passaggio esposto di III grado. In questo punto, la Guida dei Monti di Italia consiglia una corda doppia. Il torrione è anche facilmente aggirabile stando bassi sul versante sud (Chalamy), tuttavia è facile ritrovarsi sulla sua cima poiché in salita non dà l’ impressione di essere una vera e propria elevazione della cresta e se ne raggiunge la sommità praticamente per prati e breve saltino di roccia.
Una volta sulla sommità a voi decidere se fare una calata, scendere disarrampicando il succitato passaggio o ridiscendere dalla via di salita per aggirare il torrione. Il torrione successivo (che facilmente può essere scambiato per il primo) è l’ elevazione più individuata dell’ intera cresta ed è anche noto come “Torrione Nord del Ruvi”.
Se ne raggiunge la punta senza particolari difficoltà, mentre si scende sul successivo intaglio per cresta aerea di roccia solida nei rari passaggi impegnativi: quando in prossimità del colletto, la cresta si fa affilata ed esposta conviene, dopo qualche metro, piegare sul versante sud meno esposto. Il successivo terzo torrione si può superare direttamente come descritto sulla Guida dei Monti di Italia (difficoltà di III+), ma si può anche facilmente aggirare, per canale, sul versante nord (Valmeriana). Il successivo lungo tratto di cresta (con difficoltà dal II al IV) quasi pianeggiante può essere facilmente evitato traversando bassi su ampie cenge sul versante nord (Valmeriana) della cresta.
Si perviene così a quella che la guida dei Monti di Italia identifica come “zona erbosa sopra un ampio colle alla sinistra di un torrione rossastro” facilmente evitabile e la cui salita presenta un passaggio di IV. Si procede senza difficoltà fino in prossimità del successivo evidente torrione a forma di fungo che si supera obliquando sul versante nord: dopo l’ attraversamento di una caverna formata da immensi blocchi sovrapposti e la risalita di alcune placche in direzione di una zona strapiombante della cresta, la guida dei Monti di Italia riporta un traverso esposto di una trentina di metri di II e III grado.
Bisogna percorrere una cengetta esposta, ma senza il peso e l’ attrito delle corde non avrete l’ impressione di arrampicare così che la difficoltà denunciata sembra in realtà superiore a quella effettiva (considerato che l’ esposizione non fa grado). Si continua in direzione di un evidente canale-camino a destra della cresta ed al di sotto del salto terminale.
L’ accesso al succitato camino è però impedito da una fascia rocciosa nerastra verticale/strapiombante alta da 2 a 3 metri. La si evita tornando verso il filo di cresta con un lungo traverso (alcune frecce bianche).
Si prosegue in direzione del canale-camino (bolli bianchi) superato il quale si è alla base dell’ ultimo salto, non difficile, ma volendo aggirabile obliquando verso destra in direzione dell’ ultimo intaglio della cresta nord del Ruvi che si raggiunge da ultimo per facile placca.
Dall’ intaglio facilmente in cima costeggiando la cresta nord sul versante ovest della stessa.
Discesa: ridiscesi verso il succitato intaglio della cresta nord si obliqua scendendo verso sinistra in direzione della cresta ovest che non si raggiunge. Scesi un centinaio di metri di dislivello si scavalca una spalla ed attraversando alcuni canali (ometti) ci si porta in direzione del colle Varotta dove si reperisce il sentiero che riconduce al Pra Oursie e quindi a Veulla/Covarey.
- Cartografia:
- IGC Ivrea Biella Bassa Valle d' Aosta
- Bibliografia:
- Guida dei Monti d' Italia Vol. Emilius-Rosa dei Banchi