Si percorre la ferrovia Deacauville del 1932, che portava il materiale alla diga di Malciaussia prima della costruzione della strada. Qui e là si trovano ancora le vecchie rotaie.
Percorso panoramico su tutte le montagne della costiera fra Val di Viù e Val di Susa.
Esposizione sempre a sud, che lo rende percorribile fino alle prime nevi.
Sconsiglio in primavera perchè i vari canaloni che si incontrano sono sempre innevati e l'esposizione rende il percorso pericoloso.
Indispensabile la pila frontale perchè si deve percorrere una lunga galleria e scarponi a tenuta d'acqua, visto che dentro la galleria si trova sempre acqua (a volte parecchia).
La difficoltà EE è riferita a due passaggi parecchio esposti, uno a metà percorso e uno nel tratto finale, in cui vi è una corda fissa messa così così. Per il resto la difficoltà è E .
Aggiornamento del 29/10/2019 : le corde fisse sono state sostituite con altre nuove e ne è stata aggiunta un'altra dopo la cascata, in un tratto un po' esposto.
L'ultima è comunque sempre messa male perchè molto spostata rispetto ai gradini metallici su cui bisogna necessariamente appoggiarsi.
Da Margone prendere il sentiero per il rifugio Cibrario, segnato con tacche rosse. Inizio dietro la casa prima del monumento ai fratelli panettieri.
Dopo aver superate numerose baite si perviene a un bel pianoro da cui si vede la Decauville che parte da Monte Bassa, che si scorge a destra.
Proseguire sul sentiero per il rifugio, fino ad incontrare le rotaie oppure tagliare decisamente verso ovest nel pianoro fino ad arrivare al piano della ferrovia in corrispondenza di un edificio semidiroccato.
Da qui il percorso è sempre ben individuabile. Un primo tratto fra rade piante, poi un tratto franato, dove la massicciata è stata portata via dalle valangh. Si prosegue passando in un fitto boschetto di ontani. Usciti, si perviene a un altro valloncello in cui il piano della ferrovia è stato anch’esso completamente asportato da valanghe. Vi è una corda fissa e alcuni gradini metallici che facilitano il passaggio, difficoltoso solo in caso di ghiaccio..
Dopo questo, il percorso è in buono stato, tagliato arditamente nella roccia, fino all’imbocco della galleria.Percorrerla con prudenza, principalmente perchè può esservi parecchia acqua.
Si perviene quindi a un corso d’acqua che genera la bella cascata visibile dalla strada sottostante.
Il percorso è ora in mezzo ai prati, fino all’ultimo tratto che taglia nuovamente la parete rocciosa.
Ormai siamo sopra la strada. Un breve tratto in discesa molto ripido attrezzato con corda fissa e scalini e si arriva sulla strada asfaltata 100 metri prima del lago, da cui si può ritornare a Margone.
Volendo completare la passeggiata senza percorrere la strada, si può scendere a sinistra prima della diga fino al corso d’acqua emissario del lago (segnali GTA). Attenzione che, se sono aperte le paratie del lago, l’attraversamento può risultare difficoltoso.
Si risale qualche metro, poi si scende verso est sul vecchio sentiero per il lago, passando vicino a un gruppo di baite. Dopo si arriva ad un valloncello da cui la strada non è visibile. Lo si percorre in leggera discesa fino ad incontrare una decisa salita che ci porta verso destra ad un colletto, da cui poi si scende alla conca del lago Falin, uno specchio d’acqua ormai quasi scomparso, in un bell’ambiente selvaggio. Da qui, appena dopo aver superato l’emissario del lago, si seguono i segni a sinistra che portano prima a un lungo traverso nel bosco, poi con ripida discesa (parecchio scivolosa in caso di piogge recenti) fino quasi alla Stura, da dove si raggiunge in breve Margone.
Altra proposta per gli amanti delle cime è la Punta di Bellacomba 2011 m. Giunti al lago, prima di scendere verso l’albergo Vulpot prendere a destra la stradina che porta alle varie case e alpeggi. Giunti all’ultima casa, prendere a destra il crestone e seguirlo fino in vetta, con pendenze sostenute. Ottimo panorama su tutta la conca di Malciaussia e sul Rocciamelone.
Ritorno sulla strada asfaltata che da fine ottobre in poi si apprezzerà per l’assenza di veicoli.
“Una riunione di capanne e una Cappelletta intitolata a San Bernardo”, così a metà Ottocento Malciaussia veniva descritta da Clemente Rovere nel suo manoscritto illustrato “Il Piemonte antico e moderno delineato e descritto”.
L’aspetto paesaggistico di Malciaussia è destinato a cambiare radicalmente tra il 1917 e il 1933, periodo al quale risalgono rispettivamente la prima domanda di concessione ed il termine dei lavori per la costruzione degli impianti idroelettrici di Usseglio che interessano l’intera Valle di Viù.
L’ingegner Ganassi fu il progettista e direttore dei lavori per la realizzazione della diga ad arco di Malciaussia. Egli era all’epoca presidente della SIP (Società Idroelettrica Piemonte), che si affiancava ad altri operatori nella regione, quali la Edison, la SADE e la SME. In Piemonte l’avvio della grande trasmissione a distanza di energia era avvenuto proprio grazie allo sfruttamento delle acque delle Valli di Lanzo: dalla centrale idroelettrica di Funghera, sulla Stura di Lanzo, nel 1898, proveniva l’energia utilizzata per il funzionamento dei mezzi di trasporto e della illuminazione pubblica della città di Torino.
Lo sfruttamento sistematico del bacino imbrifero lanzese da parte della “Società anonima elettricità alta Italia” proseguì con la realizzazione tra il 1900 e il 1905 di altre tre centrali nel territorio di Ceres e in quello di Ala di Stura. Tra le installazioni di centrali idroelettriche in Piemonte, quella della Stura di Viù ha caratteristiche peculiari: un piccolo bacino di 241 Km² produce quasi 60.000 Kw, grazie al sistema integrato su cui si basa, a partire dal territorio dotato di ampie riserve idriche alimentate dai ghiacciai, dalle abbondanti precipitazioni nevose e da numerosi torrenti e sorgenti d’acqua.
Vengono scavate gallerie, costruiti sbarramenti, condotte, piani inclinati; la frazione di Malciaussia viene sommersa. Una decauville, ferrovia a piccolo scartamento, buca la montagna e raggiunge il piano di Malciaussia.
Gli impianti formano un insieme concepito e progettato fin dall’inizio in modo unitario che parte da 2718 m di altitudine, dove si trova il serbatoio del Lago della Rossa, con una diga alta 27 m e uno sviluppo di 270 m, una capacità d’invaso di circa 8,3 milioni di m³.
Con un salto di 335 m le condotte forzate alimentano la centrale di produzione e pompaggio del lago Dietro la Torre.
Quest’ultimo lago, formato con una diga di 55 metri di sviluppo, viene utilizzato per il pompaggio dell’acqua di fusione delle nevi, nei mesi estivi, nel sovrastante serbatoio della Rossa.
Un ulteriore salto di 544 m conduce alla centrale di Pian Sulè che, posizionata in galleria a quota 1830 m, riceve l’acqua dal lago dietro la Torre.
L’acqua di restituzione di Pian Sulè si dirige verso il lago di Malciaussia, che serve da vasca di compensazione per regolare la quantità settimanale di energia producibile, e alimenta a sua volta con un salto di 499 m la centrale del Crot di Usseglio. Più a valle si trovano il bacino di Piazzette e la centrale di Lemie; da qui le acque vengono convogliate alla centrale di Fucine e infine a quelle delle porte di Viù. Due linee ad alta tensione, di cui una in parte ora interrata, collegate alla rete nazionale, attraversano la valle e convogliano l’energia prodotta, stimata in 150 milioni di chilowattora l’anno, pari al consumo di 50.000 famiglie.
- Cartografia:
- Fraternali 1:25000 n.8 Valli di Lanzo