Il primo itinerario è più lungo e presenta più dislivello da superare ma consente di evitare le infinite pietraie in salita e discesa dal colle dei becchi, si svolge su un bel sentiero piacevole ed inoltre attraversa moltissimi ambienti diversi, per questo mi sento di consigliarlo.
La gita, dal bivacco in avanti non rispecchia più la descrizione di Berutto, a causa delle mutate condizioni dell'alto vallone di Noaschetta dovute alla scomparsa parziale dell'omonimo ghiacciaio. Le difficoltà della cresta dipendono molto dalle condizioni di innevamento: alcuni passaggi esposti, facili in condizioni estive possono risultare piuttosto delicati con neve fresca o vetrato. Itinerario a torto poco ripetuto e che rappresenta un'alternativa eccellente alla monotona salita dal Vittorio Emanuele, attraversando valloni solitari dominati dalle più importanti vette del parco.
Prevedere complessivamente 4h per la salita e 3h per la discesa.
Dal Bivacco Ivrea (2770 m) si prosegue lungo l’antica mulattiera verso NO, in direzione dell’ampia morena da cui scendono i rii glaciali che giungono fino ai pressi del bivacco.
Dopo alcuni tornanti si scorge una netta traccia sulla destra che, segnalata da ometti, segue il filo di un evidente cordone morenico che porta in breve sul ripiano superiore. Si continuano a seguire gli ometti e la traccia che in breve risale un canalone detritico sulla destra del pianoro, da cui si accede a quella che era la fronte del ghiacciaio di Noaschetta, ora una distesa di rocce montonate. Da qui si nota la porzione orientale del ghiacciaio, ormai indipendente dal resto, sormontata dalla imponente mole della testa della tribolazione.
Si prosegue quindi verso O fino a giungere alla fronte attuale del ghiacciaio, all’occorrenza calzare i ramponi. Non è solitamente necessario legarsi poichè non si formano quasi mai crepacci.
Si attraversa tutto il pianoro glaciale che a fine stagione potrebbe essere completamente coperto da detriti fino a giungere in vista del Colle del Gran Paradiso (3345 m) . A questo punto si può giungere anche dal rifugio Vittorio Emanuele.
Non conviene salire al vero colle, quanto ad un colletto leggermente più a N che si trova già sulla cresta della Tresenta, a cui si accede facilmente risalendo un pendio di massi accatastati.
La prima parte della cresta è detritica fino ad un primo torrione, che si può dapprima aggirare facilmente sulla destra, per poi risalire lateralmente lungo un canalino. Giunti sulla cima del torrione si ridiscende sulla cresta con brevi e facili passaggi. La seconda parte della cresta è di rocce instabili, potrebbe presentare cornici sul versante Noaschetta con accumulo di neve consistente.
Le difficoltà sono concentrate nel torrione sommitale che si affronta prima direttamente per alcuni metri su rocce solide. Arrivati di fronte ad un salto più verticale si traversa sulla destra su placche poco inclinate (I, esposto) con eventuale possibilità di assicurazione (fessura e spuntoni). Da qui per facili rocce ben appigliate si ritorna sul filo di cresta ed in breve alla croce di vetta.
- Bibliografia:
- Giulio Berutto - Il parco del gran paradiso vol. 1