La valle del Vei del Bouc è un'area tanto suggestiva quanto appartata e desolata rispetto alle sue vicine.
Partendo dal parcheggio, prendere la direzione verso sinistra rispetto al cartello segnaletico, ovvero verso “Gias Sottano del Vei del Bouc”. Intrapresa tale strada e superate le case coloniche religiose, dopo circa una ventina di minuti ci si trova all’imbocco del “Pra del Rasur”.
Proseguire quindi lungo la strada percorrendo tutto il fondo valle fino a raggiungere il bivio M14-M13. A questo punto prendere la direzione sinistra rispetto ad esso, ovvero proseguire lungo il sentiero M14 verso “Lago del Vei del Bouc”.
A questo punto incomincia un sentiero non molto ripido, ricco di tornanti, il quale attraversa da prima un boschetto per poi avvicinarsi al ripidissimo alveo dell’emissario del Lago del Vei del Bouc. Quest’ultimo pezzo di sentiero è stato recentemente modificato come si può ben notare dalla segnaletica posta: precedentemente infatti il sentiero seguiva una pista che si allontanava dal ruscello. Passati circa quarantacinque minuti dal bivio del Gias Sottano, si giunge al bivio M19-M14-M14b il quale indica verso sinistra la prosecuzione verso il “Monte Carbonè” e verso il “Colle del Vei del Bouc” e verso destra semplicemente indica “Lago del Vei del Bouc”.
A questo punto occorre proseguire verso destra, superare quindi un ponticello (anch’esso recentemente ricostruito in quanto è possibile vedere ancora il precedente diruto) che permette di superare l’emissario del lago, e in meno di 2 minuti giungere sulla riva destra (guardando a monte) dello stesso.
Qui sorge una casetta di proprietà del Parco Regionale Alpi Marittime, perennemente chiusa se non quando serve al personale dell’ente. Giunti alla casa proseguire verso destra per quello che dovrebbe essere il sentiero M14b, non indicato e tantomeno segnalato, che in meno di un’ora conduce alla cima. Occorre infatti di qui in avanti aguzzare la vista, proseguendo verso destra (sempre guardando a monte).
Dopo un centinaio di metri si trova l’inizio del sentiero coperto da manto erboso, ma facilmente individuabile dalle rocce laterali incastrate a terra. Dopo pochi metri il manto erboso lascia spazio a una bellissima massicciata che per circa venti minuti è ben visibile e comodamente supera il dislivello. Ad un certo punto incomincia la parte difficile del viaggio: la massicciata finisce o per lo meno, guardando in su, si vede a tratti, e davanti a sè si hanno spesso due o tre apparenti alternative di tragitto.
Visto che salendo (a differenza della discesa) è molto facile perde il vero sentiero, ma tuttavia si vedono evidenti tracce ed è comunque effettivamente proseguibile il cammino, è necessario ora l’uso della logica. Occorre costruirsi il tragitto più comodo e meno pericoloso possibile, lasciandosi dietro di sè un gran numero di segnavia personalizzati (le classiche colonnine di pietre) se si ha paura di non ricordarsi da dove si è passati.
Se lo avete perso, prima o poi si raggiunge nuovamente il sentiero originario, il quale, appena sotto la cima, prosegue verso le creste rocciose dell’Agnel limitandosi ad un’antica imposta di caccia. Quando si è giunti a questo punto, ovvero quando si vede il sentiero perdersi circa 500 metri più avanti e si ha sulla sinistra il lago, è necessario alzare lo sguardo verso destra, ovvero verso la cima, cercando di scorgere la croce di legno. Una volta vista, aiutandosi con le mani per una decina di metri, la si può raggiungere senza particolare pericolo.