La roccia è nettamente più solida e assolata di quella che si trova sulla sponda opposta, alla base del tetro versante nord del Monte Rama.
Ciò nonostante, probabilmente si tratta di una prima ascensione, anche perché il campaniletto resta ben nascosto nella parte alta della forra; del tutto invisibile dal sentiero che sale alla vetta del Monte Rama, ma difficile da distinguere anche se osservato dalla sponda opposta, dove il suo profilo si confonde con il pendio.
Si giunge così all’attacco della via Zunino, proprio alla confluenza tra il rio Carbunea e il rio Argentea (quota 520 m. circa; 1h/1h30 dal parcheggio).
Dal piccolo fabbricato dell’acquedotto dove attacca la via Zunino, s’abbandona il sentiero e si risale la forra del rio Carbunea sempre in riva dx, seguendo la vecchia condotta dell’acqua. Dopo 50 m. circa (e alcuni facili passaggi di arrampicata sui massi del torrente) ci si sposta in riva sx, fino a giungere in vista di una cascata (ometto). Si sale allora per ripidi prati verso una fascia di rocce, che si costeggia alla meglio sempre verso monte, puntando alla base di un evidente contrafforte di roccia, che sporge proprio sopra la cascata (traverso esposto attrezzato con un cavetto metallico). Alla base del contrafforte, poco sotto l’attacco della via “Na-Ste” (targhetta metallica a dx del filo del contrafforte) occorre armare una breve corda doppia su solidi arbusti di erica, per tornare sul letto del torrente a monte della cascata.
Dopo aver così by-passato la cascata, si prosegue risalendo il torrente per circa 50 m. fino a un primo guado (ometto). Con alcuni altri passaggi di arrampicata sui massi del torrente, si percorre quindi la forra in riva dx per altri 70 m., fino a quando occorre nuovamente attraversare il letto del torrente (ometto). Si ritorna allora a salire i ripidi pendii erbosi in riva sx orografica, puntando alla base di un secondo contrafforte (quota 580 m. circa) che sorregge un’articolata cresta di rocce.
L1 (25m.)
Si sale su un masso alla base del contrafforte, da dove si riesce a rinviare un primo chiodo sulla placca a dx del filo (sosta con nut e/o friend su buona fessura a dx del masso). Si sale quindi la placca verso sx, puntando al suo margine, dove si riesce pinzare una lametta di roccia, prima di forzare un passaggio di aderenza in esposizione (IV+; nut da piazzare proprio sopra la lametta). Si raggiunge così un alberello alla radice di uno scudo di roccia, che si lascia a dx prima di forzare un altro delicato passaggio su placca (IV+; cordino su alberello e successivo chiodo). Sempre per placche (ora più facili e abbattute; III; 1 chiodo) si raggiunge quindi una prima spalletta, al termine della quale si sosta su comodo terrazzino, di fronte a un muretto fessurato un po’ aggettante (sosta su chiodo da rinforzare con protezioni veloci).
L2 (25m.)
Il breve muretto si sale verso sx (dove la roccia è più articolata e generosa di appigli) fino al suo termine, quando ci si ristabilisce sulla soprastante placca abbattuta, subito a sx del filo di cresta (IV+, evidente fessura verticale per proteggere il passaggio con un friend). Si percorre quindi la bella placca inclinata in aderenza (III+) fino al termine della cresta, che muore in una più ampia spalla erbosa, fra blocchi di roccia abbastanza compatta (profonda ruga sulla placca per buoni nuts; sosta con protezioni veloci sui blocchi della spalla).
L3 (20m.)
Sopra la spalla si alzano ampie placche di roccia un po’ squamosa, solcate da diedri e svasature, che sorreggono la cresta (ora ben più affilata e ripida) a dx del suo filo. Con un breve trasferimento, si scende allora per una decina di metri nel canale di sx, per raggiungere la base di un diedro obliquo, dove attacca il tiro (eventuale nuova sosta su clessidra o alberelli sotto un blocco con ometto di pietre). Entrati nel diedro obliquo, che poggia verso dx, lo si segue solo per pochi metri (III+; 1 ch.) fino a quando si riesce ad attaccare le soprastanti placche, con arrampicata più sostenuta, all’interno di due vaghe costole di roccia. Di qui si punta alla parte più alta della cresta, dove si raggiunge un bel terrazzino subito a dx del filo, con solido albero di sosta (V poi IV+; 3 chiodi + eventuali nuts su varie squame di roccia).
L4 (15m.)
Dal terrazzino si riprende a salire a dx del filo, a poca distanza dalla cresta, su placche di roccia sempre un po’ squamosa. Si può quindi sfruttare anche il margine della cresta, prestando però attenzione ad alcune lame più affilate e fragili (V poi IV; 3 chiodi e 1 spit). Si giunge così a un panoramico pulpito di roccia più compatta, a sx del filo, sotto un blocco sporgente che interrompe la linea di cresta (sosta su due spit da collegare); nell’ordine, splendida vista su: le sottostanti cascate del rio Carbunea/Valle Scura, la cresta est del Monte Rama, il pian delle Segage con le punte Querzola/Tuschetti e, in ultimo, il mare…)
L5 (15m.)
Il blocco sporgente si aggira verso sx, sfruttando un breve ma ostico diedrino (V; passo esposto, protetto da un chiodo un po’ difficile da rinviare). Aggirato il blocco, ci si ristabilisce su bella placca inclinata sempre a sx del filo di cresta, che si risale più facilmente, in direzione dell’ormai evidente vetta a forma di parallelepipedo (IV; lama per cordino o friend all’uscita del diedrino + un secondo chiodo a metà della placca poco sotto la cresta; sosta in vetta su due spit con catena e maillon).
Nota per il rientro: sulla vetta è stata attrezzata una sosta da utilizzare anche come ancoraggio di calata (15 metri circa) per raggiungere il sottostante ampio colletto, che separa il campaniletto dal superiore pendio. Lasciando alle spalle una panoramica piazzola di roccia (che si affacciata sulla forra subito a monte del campaniletto) si sale per dolci pendii alberati a sx di una cresta di roccia, fino a intercettare il sentiero che sale alla vetta del Monte Rama (10 minuti circa) per mezzo del quale si ritorna alla confluenza tra il rio Carbunea e il rio Argentea, dove attacca la via Zunino.