E' possibile proseguire fino a Malga Premassone dal 1 maggio al 31 ottobre, con parcheggio a pagamento.
Da Ponte del Guat proseguire sulla strada agro-silvo-pastorale fino a Malga Premassone che viene raggiunta in dieci minuti circa. Proseguire sulla strada attraversando il ponte.
Dopo un centinaio di metri lineari prendere il bivio a sinistra in direzione rifugio Baitone (diritto si prosegue per il rifugio Gnutti). L’evidente mulattiera sale regolare senza grossi strappi.
Si arriva alla vecchia stazione della teleferica Enel di quota 1890m. Dopo un’altra mezz’ora su terreno aperto si giunge alla diga del lago Baitone, 2283m. Si sale sul dosso e si contorna il lago alla sua sponda destra orografica, ovest. La traccia fa un po’ di saliscendi e poi ripidamente su terreno sconnesso ci porta al rifugio Tonolini 2450m.
Si prende il sentiero 50 e qui ha fine la parte facile e comoda della gita. Costeggiando ad ovest il lago Lungo (2520m) la traccia sale in piano su sfasciumi, rocce rotte e terriccio. Ci si immette nell’alveo di un torrentello che scorre sotto le rocce e molto scomodamente, ma sempre con i segni bianco-rossi ben visibili, si sale fino al lago Gelato di quota 2783m.
Non occorre arrivare al lago, la traccia sale il dosso verso sinistra su terreno misto erba e roccette e ci porta sotto la parete SE del Corno Baitone. Occorre seguire fedelmente i segni e gli ometti, fino ad aggirare l’evidente costolone che abbiamo di fronte. Si scende leggermente fino ad arrivare sotto la verticale della cima.
E’ evidente il segno 50 dipinto su una roccia che occorre raggiungere. Si seguono i segni bianco-rossi, momenti di facile arrampicata si alternano a ripidi sfasciumi instabili. Ometti e segni portano verso il passaggio chiave della gita: un esposto passaggio di 2/2+ di circa 5-6m. Una freccia indica la direzione da seguire e poco più in alto è presente un cordone per discesa in doppia. Chi scrive ha ritenuto più semplice passare a circa 3 metri più a sinistra della freccia su terreno più esposto ma con roccia solida.
Sempre seguendo cenge e canali a volte molto esposti ma facili e con tratti di sfasciumi ripidissimi e instabili, si arriva al segnale trigonometrico di vetta. Occorre la massima attenzione a non fidarsi mai della roccia, solo apparentemente solida. Il panorama è grandioso con la nord dell’Adamello a prendersi la scena.
Discesa lungo lo stesso percorso ponendo la massima attenzione nei tratti di disarrampicata.