La via si svolge su una punta evidente dal bel profilo estetico, visibile dalla statale per Ceresole. Incredibilmente questa punta della barriera del monte Castello, era vergine essendo inaccessibile da ogni lato se non scalando.
L’arrampicata è vero campionario di tipici passaggi su granito. Muri a tacche, placche (poche), Dulfer, diedri, fessure e uno strano tafone che ricorda quelli della Corsica. In ogni caso una scalata fisicamente esigente, spesso verticale, di soddisfazione.
Il livello medio è intorno al 6c. Il tiro chiave, il decimo, è un muro a piccole tacche da giocarsi sui piedi e in equilibrio. Per chi ambisce alla libera integrale, una bella prova da scalare a vista. In ogni caso si azera facilmente.
Una cordata allenata la scala tranquillamente in giornata dalle auto ma non sottovalutate la lunghezza, nessun tiro, tranne i quinto che si cammina, fa sconti ed è impegnativa fino in cima.
Periodo da Maggio (quando va via la neve) ad Ottobre.
Due corde da 60 metri. La via è chiodata a spit, ma occorre integrare dove le evidenti fessure permettono una attrezzatura con i friend. Portare una serie completa BD fino al 3 . La via è stata accuratamente ripulita, le ripetizioni miglioreranno l’aderenza nei tratti in cui abbiamo tolto i licheni.
Le soste sono tutte attrezzate, ma non sono stati messi cordoni in quanto con il tempo marcirebbero (sono rimasti solo quelli di servizio usati nei nostri lavori).
Occorre quindi avere due moschettoni a ghiera e un cordone per soste. Nelle soste per le doppie si trovano invece catena di collegamento e maillon di calata.
L’avvicinamento alla punta Phuc posta sulla sud del Monte Castello, si svolge per due terzi su sentiero e per un terzo fuori.
Fortemente consigliati bastoncini e scarpe a suola rigida, per salire e scendere su ripidi terreni erbosi. Da Balmarossa, con passo medio contare 2 ore se si è veloci anche meno.
E’ possibile pernottare al comodo Rifugio di Noaschetta che si raggiunge in circa 45 minuti. Dal rifugio, dopo pochi metri in direzione fondo valle si prende il sentiero che sale e si ricongiunge con la mulattiera principale 548 .In 1.15 ore come nell’itinerario descritto si giunge all’attacco della parete.
Il Rifugio, dal fascino antico, di proprietà del CAI di Rivarolo è incustodito ma ha luce elettrica e cucina a gas con pentole, piatti e stoviglie. Le chiavi vanno richieste al RISTOBAR GRAN PARADISO. Di Sabrina e Sandro. Indirizzo: Via Umberto I n°2. Località Noasca. Telefono: 340/4729334. e-mail: sabrina.cucciatti@libero.it. Ottimo riferimento per spuntini e cene gustosissime.
Da Balmarossa prendere il sentiero che porta al rifugio di Noaschetta. Oltrepassato subito un rio con sali e scendi si traversa il bosco e dopo circa venti minuti si arriva al sentiero principale 548. Attenzione! non salire ma scendere in direzione di Sassa e imboccare il sentiero attrezzato che si incrocia dopo poco sulla sinistra.
Sbucati sull’altipiano si trova il bivio per andare al rifugio di Noaschetta o per proseguire verso la testata della valle.
Proseguendo a sinistra per la testata, si giunge sulla mulattiera principale. Superare l’Alpe Bettassa e scendere al pianoro erboso da dove si ha una prima bellissima visione della punta Phuc, che non sfigura a confronto con le più belle aiguille delle Alpi.
Si supera un tratto stretto tra massi con gradini in ferro e si risale il sentiero che traversa da ds a sinistra fino al limite della bastionata rocciosa soprastante. Dove il sentiero fa un deciso tornante a ds, sotto un grande muro a secco, abbandonare il sentiero (ometto) e andare in direzione opposta.
Tracce di un antico sentiero e di animali attraversano tutta la bastionata rocciosa in leggera salita. Nel dubbio stare sempre alti contro le rocce, segni e ometti aiutano ad individuare la via.
Terminato il traverso si imbocca, sempre contro le rocce, un ripido canale erboso fino al comparire delle cenge che traversano a ds.
Anche se sembra terminare presto, attraversare con fiducia la cengia più bassa che miracolosamente, grazie a una stretta traccia di animali porta all’altro versante …..passaggio della Thank God Ledge ;-).
Sempre grazie a tracce di animali si prosegue in decisa salita fino a sbucare sulla pietraia dell’altipiano da dove si vede chiaramente la nostra guglia in tutta la sua bellezza.
Traversare la pietraia verso a sinistra e per ripidi prati raggiungere la base della via, una placca solcata da un fessura (spit visibili). 2 ore circa da Balmarossa, 1.15 dal rifugio di Noaschetta.
Prendere i riferimenti per la discesa specie in caso di nebbia. In discesa in ogni caso, volendo, una comoda doppia permette di evitare il giro largo della Thank God Ledge .
- L1) 6b Attaccare una bella e lunga placca con fessura, spit visibili da sotto.
- L2) 6C+ Diedro tipico del granito, uscita difficile da impostare.
- L3) 6b+ Partenza decisa e strapiombino esposto. Attenzione! sbucati in cima la sosta successiva è tutta a sinistra camminando pochi passi.
- L4) 6c+ Tiro su una struttura spettacolare
- L5) Trasferimento, un breve passaggio porta a ad una cengia panoramica che apre le porte al settore superiore, proseguire fino alla sosta alla base della parete.
- L6) 6c+ Bordino e fessura di dita, tiro di grande eleganza.
- L7) 6c Belle fessure parallele non difficili portano allo strano tafone da prendere in Dulfer, una struttura unica nelle nostre valli, simile a quelli della Corsica.
- L8) 6b+ Una serie di fessure portano ad un muro verticale e compatto, tacche miracolose ne permettono l’uscita.
- L9) 6b Dopo una serie di salti una bella Dulfer che sembra studiata per l’appoggio dei piedi.
- L10) 7a+ o 6c/A0 Magnifico muro di granito rosso, verticale, a piccole tacche, posizionamento dei piedi fondamentale, non facile da impostare a vista. Azzerabile.
- L11) 6c+ Una traverso verso sinistra, una bella e facile fessura portano ad un muro impegnativo con passi fisici e spostamenti sull’asse dei chiodi.
- L12) 6b Traverso a sinistra su un enorme masso quindi un diedro fessurato con uscita spettacolare su una grossa lama portano alla punta Phuc.
Discesa
Doppie con corda da 60 metri. Guardare bene dove passano per evitare che tirino al recupero.
Da L12, L10, L8, L5 da questa (attenzione!) non seguire la via di salita, ma tutta la cengia erbosa rasentando la parete a sinistra scendendo. Si arriva ad un ancoraggio da cui con una nuova doppia si raggiunge L1 da qui con un’altra doppia si è alla base.
Se volete, tenete l’imbragatura per una comoda doppia che vi evita di fare il giro largo sui pendii erbosi e sulla Thank God Ledge.
Quando scendete a piedi, all’altezza della pietraia non attraversatela ma state radenti alle rocce a ds scendendo, la doppia è segnalata, vi porta all’inizio del canale di discesa e in breve al sentiero.
- Cartografia:
- Mu edizioni Carta della Valle d'Orco 08