Qualche chiodo e un martello per emergenza.
Tutte le soste sono da attrezzare quindi comportarsi di conseguenza con il materiale.
NOTE:
Salita d’ambiente divertente, mai troppo difficile (a parte la prima lunghezza) ma nemmeno mai banale. Solo sul secondo tiro la roccia è marcia, per il resto bella e pulita. Panorami bellissimi sul selvaggio Vallone d’Unghiasse e sui suoi laghi, a giugno ancora parzialmente gelati.
Salita da effettuarsi a partire dalla fine di giugno per evitare di trovare neve sulle numerose cenge.
L’attacco è proprio sul filo dello spigolo, sopra dei gradoni di roccia e massi. Il primo tiro (il più difficile) inizia per una fessura che aggira a sinistra un marcato tetto.
2h 45’ circa dall’auto.
L1: attaccare per una fessura-lama grigia ascendente leggermente a destra fino a prendere l’evidente fessura (1 bong originale, unico chiodo di tutta la via) che si innalza sotto a un marcato tetto aggirandolo verso sinistra. E’ il tiro più difficile, originariamente dato V grado è un buon 6a / 6a+.
L2: seguire lo spigolino con roccia marcia. Solo III grado ma impegnativo per via della roccia e delle quasi nulle possibilità a proteggersi. Fare sosta al suo termine su una terrazza erbosa.
L3: infilarsi nel canale a sinistra e salire sullo spigolo a destra fin sotto a una strozzatura. Roccia bella. IV grado circa.
L4: superare la strozzatura (V grado) e ribaltarsi su una zona facile, da qui sullo sperone di destra fino a sostare sopra a una lastra incastrata di traverso, a sinistra del compatto filo di spigolo.
L5: salire la faccia sinistra dello spigolo portandosi sotto una stele che origina un curioso buco. Uscire a destra su una comoda terrazza con blocchi. IV grado.
L6: aggirare a sinistra, camminando, il successivo torrione (volendo si può scalare il torrione, da dietro si scende brevemente a piedi senza difficoltà), fin quasi a una forcella.
L7: scalare il muro biancastro inciso da una bella fessura, uscendo sulla sommità del salto tramite un caminetto formato da un monolite. V+/6a.
L8: tagliare la cengia erbosa a destra e salire lo spigolo a destra su roccia nerastra e compatta, spostarsi progressivamente a destra e poi dritti con difficoltà decrescenti fino all’intaglio. Grado III+ con passi di IV.
L9: salire sul torrione di destra per una bella fessura sul fil di spigolo. Breve tratto di IV+/V-, poi facilmente sulla sommità della cresta che conduce alla cima vera del Gran Bernardè.
Contare circa 4h-4h 30’ per la salita.
DISCESA:
Se non si va sulla vetta vera scendere sul versante opposto alla salita (Vallone di Vassola) traversando progressivamente verso nord fino a incontrare una scaletta in ferro che permette di scendere dalle ultime propaggini della cresta (è possibile scendere facilmente anche senza utilizzare la scala, qualora non la si vedesse). Si è quindi alla selletta da cui si origina l’orrido canale che scende a fianco dell’attacco. Non scenderlo perché interrotto da salti ma continuare a traversare a mezzacosta verso nord, verso il Colle della Terra d’Unghiasse (2690m) che si raggiunge con una breve risalita su sentiero (segnavia 324). Da qui scendere verso i laghi ritornando a prendere il sentiero 323. Durante la ripetizione del 23/06/2019 non siamo andati ai laghi ma, appena sotto al colle, siamo scesi subito a sinistra abbassandoci poi in un canaletto sassoso che costeggia la parete. Appena prima di ritornare all’attacco abbiamo però dovuto fare una breve doppia su un masso. Probabilmente stando un po’ più a destra si riesce a ritornare all’attacco camminando.
Altezza 300 m
Aperta il 15/10/1981 da M. Lang e G.C. Grassi
Probabile prima ripetizione: L. e M. Enrico 23/06/2019