Note
900m
1.5Km
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2.4Km
2.7Km
3.2Km
3.3Km
3.9Km
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Via attrezzata con protezioni tradizionali nel mese di febbraio del 2022, seguendo alcuni vecchi chiodi già in loco; spit-roc e maillon in tutte le soste (ivi inclusa quella intermedia sul primo tiro) per eventuali calate o moulinette.
Dopo aver superato l’ostico zoccolo della parete con l’aiuto di una provvidenziale pianta (L1) la via punta direttamente alla sommità, percorrendo prima un compatto muro in obliquo verso sx, e poi un’atletica spaccatura che incide il margine di un ultimo panciuto strapiombo (L2).
Avvicinamento
Dopo aver superato l’ostico zoccolo della parete con l’aiuto di una provvidenziale pianta (L1) la via punta direttamente alla sommità, percorrendo prima un compatto muro in obliquo verso sx, e poi un’atletica spaccatura che incide il margine di un ultimo panciuto strapiombo (L2).
Dall’ultima piazzola carrabile sopra il campeggio di Monte Cucco, si prende il sentiero in leggera discesa nel bosco, che punta verso l’estremità meridionale della falesia. Dopo aver superato i settori “Anfiteatro” e il c.d. “Campanile di Monte Cucco”, il sentiero inizia a risalire, giungendo ad affacciarsi sulla valletta laterale che separa Monte Cucco da Bric Spaventaggi. Qui il sentiero cambia direzione e prosegue in piano verso la parte alta della valletta; dopo poche decine di metri – dove inizia una fascia di bosco maggiormente smacchiato – si esce dal sentiero per risalire il pendio a monte, puntando all’isolata rupe che fa da angolo all’intera bastionata di Monte Cucco (ometto; 15 minuti circa dal posteggio).
In particolare, occorre raggiungere la radice dello spigolo di roccia che separata il versante Sud della rupe (caratterizzato da un’erosione di roccia rossa che ben si scorge dal fondovalle quando si sale verso Cà d’Alice e le falesie di Bric Grigio) dalla sua più ampia parete Ovest (cinta in basso da una terrazza boscosa che meglio si scorge, invece, dal casello di Orco Feglino o dalle falesie di Bric del Frate).
Dopo aver preso un po’ di quota nel bosco, s’inizia quindi a traversare per tracce in direzione opposta al sentiero, ben al di sotto di un primo affioramento di roccia. Raggiunto un secondo affioramento, si risale per vago canale (ometto) lasciando a dx un grottino con simpatica “sala da pranzo”; in tal modo, s’intercetta una cengetta che consente di accedere all’estremità della terrazza boscosa, dove lo spigolo è ben evidente e forma un’ostica prua (corda fissa con sosta della via “Spigolo della Meteora”). Si traversa quindi sotto una specie di zoccolo aggettante, tagliato al centro da una fessura chiodata (dove attacca la via “Gabi”) oltre la quale si raggiunge un secondo punto di relativa debolezza, dove un alberello di leccio è cresciuto all’interno di una nicchia, e si protende in modo provvidenziale, proprio sotto la fascia di roccia strapiombante.
Descrizione
In particolare, occorre raggiungere la radice dello spigolo di roccia che separata il versante Sud della rupe (caratterizzato da un’erosione di roccia rossa che ben si scorge dal fondovalle quando si sale verso Cà d’Alice e le falesie di Bric Grigio) dalla sua più ampia parete Ovest (cinta in basso da una terrazza boscosa che meglio si scorge, invece, dal casello di Orco Feglino o dalle falesie di Bric del Frate).
Dopo aver preso un po’ di quota nel bosco, s’inizia quindi a traversare per tracce in direzione opposta al sentiero, ben al di sotto di un primo affioramento di roccia. Raggiunto un secondo affioramento, si risale per vago canale (ometto) lasciando a dx un grottino con simpatica “sala da pranzo”; in tal modo, s’intercetta una cengetta che consente di accedere all’estremità della terrazza boscosa, dove lo spigolo è ben evidente e forma un’ostica prua (corda fissa con sosta della via “Spigolo della Meteora”). Si traversa quindi sotto una specie di zoccolo aggettante, tagliato al centro da una fessura chiodata (dove attacca la via “Gabi”) oltre la quale si raggiunge un secondo punto di relativa debolezza, dove un alberello di leccio è cresciuto all’interno di una nicchia, e si protende in modo provvidenziale, proprio sotto la fascia di roccia strapiombante.
- L1 (30m.) – Si attacca lo zoccolo della parete puntando ad una nicchia sotto una fascia di rocce strapiombanti, con un alberello di leccio proteso nel vuoto; raggiunta la nicchia (che butta in fuori ma offre alcuni generosi appigli) si riesce a rinviare un primo chiodo sopra lo strapiombo (V sostenuto; 3 ch. e 1 cless. con cordino). Sfruttando ora i rami del provvidenziale alberello proteso nel vuoto, si riesce anche ad innalzarsi quanto basta per ristabilirsi (passo J3 della scala “Jungle”); in ogni caso, si prosegue attraversando un bel muro piuttosto compatto, dal quale si esce sfruttando una rampetta obliqua verso sx (VI con pass. VI+, oppure A0; 3 ch. e 1 cless. con cordone; eventuale sosta intermedia su 1 spit e 1 ch. con anello di calata). Per rocce più appoggiate, si raggiunge infine un ceppo di alberelli alla base di un diedrino, dal quale si esce sempre verso sx (IV; 1 ch., e 1 cless.; sosta su 1 spit e 1 ch. con anello di calata).
- L2 (20m.) – Individuata ora la profonda spaccatura che incide la panciuta sommità della parete, se ne guadagna la base attraversando un muro molto inteso e compatto, per ristabilirsi oltre un alberello, all’interno di una nicchia (VI con passo VI+, oppure A0; 2 cless., 3 ch.). Dalla nicchia si afferra la profonda e atletica fessura, con ostica uscita in massima esposizione verso dx, per raggiungere un più un comodo e incassato balconcino, a poca distanza dal bosco sommitale (V+; 3 ch. e possibilità di friends medio-grandi; sosta su 1 spit e 1 cless. con anello di calata).
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