La grande attrattiva di questa struttura sta nel suo potenziale di “palestra trad” e nel bell’ambiente in cui è inserita, tra il parco Lu Cantaru, numerose spiagge meravigliose, e diverse attività enogastronomiche presso cui rifocillarsi a giornata finita (se aperte).
La rocca è composta da tre pilastri. Arrivando dal sentiero, la breve via Leviathan (foto) risale quello di sinistra. L’attacco è in corrispondenza della fessura più evidente che sale obliquamente verso sinistra. La vegetazione potrebbe rendere scomodo arrivare alla base della fessura per l’attacco, ma in qualche modo si sale. Scriviamo questa relazione per dare informazioni sulla Rocca della Bagassa che può avere molto da offrire più che per la via in sè che seppur divertente non è niente di imperdibile. Da terra fino alla cima non c’è alcuna protezione fissa lungo questa via (niente chiodi, niente spit, niente di niente). In cima invece diversi anelli, spit e resinati.
- L1, V, 25m: risalire l’evidente fessura. Dopo una dozzina di metri facili si incontra una bombatura dove si può andare sia a sinistra che a destra, noi siamo andati a destra. Superato un comodo ristabilimento si affronano gli ultimi metri leggermente più difficili di fessura (comodo incastro) dove il muschio e la roccia a tratti instabile non danno grande fiducia. I movimenti comunque sono divertenti. Sosta su grande e solido spuntone. Necessaria fettuccia da 120. Volendo ci sono anche delle altre possibilità ma questa è la più comoda e sicura. Ad oggi ci sono due fettucce vecchie in loco di cui non ci si può fidare (foto).
- L2, IV: per facili rocce più o meno stabili (attenzione anche ai piedi) raggiungere la vetta percorrendo la crestina verso destra. Conviene stare sotto al primo speroncino che si incontra dopo pochi metri. Sosta su fittoni sul comodo tetto della rocca.
Discesa in doppia da uno degli anelli presenti in cima. Noi ci siamo calati nella spaccatura tra lo sperone sinistro e quello centrale, dove si trova l’enorme masso incastrato (foto). Sulla cima sono presenti diversi resinati, qualche spit, e qualche anello. Molti di essi sono collegati da una corda in buone condizioni per formare una sorta di corda fissa per muoversi sul tetto (foto). L’anello da cui ci siamo calati noi al momento è collegato da due cordini di dubbia salute ad una maglia rapida piuttosto marcia che è attaccata ad uno spit. Questo per dire che è meglio aver dietro un cordino da abbandono per calarsi in maggior sicurezza, se si ritiene necessario. Noi ci siamo calati con una singola da 80 doppiata e ne sono avanzati facilmente una decina di metri.
- Bibliografia:
- Arrampicare ad Alghero, Sassari e dintorni, 2007, Corrado Conca, edizioni Segnavia.