Apertura: Enrico Rosso, Marco Rainone il 15 settembre 2024.
Attrezzata a spit con soste da calata (utili friends fino al 2 per eventuali integrazioni). La via è dedicata a Paolo Bernascone.
Raggiungere la placca appoggiata da cui parte anche la via Nito Staich, ed attaccare sulla sinistra il grande diedro.
L1 – facile placca da salire sulla sinistra fino a raggiungere il diedro iniziale in comune con la via Machetto. Salire il diedro fino ad un risalto che precede una placca con fessura con la quale si raggiunge, sempre in comune con la via Machetto, un’esile cengia. Qui le vie divergono. Salire diritti sotto l’evidente tetto e proseguire a destra sotto di esso, fino ad uscirne. Continuare verso destra su un diedro aperto/placca obliquando fino a raggiungere la sosta. 50 m – 6b.
L2 – proseguire verticalmente lungo la netta fessura fino a raggiungere il sovrastante terrazzino. Traversare a sinistra aggirando lo spigolo. Raggiunta la placca a sinistra salire obliquando verso destra fino a raggiungere il comodo terrazzo della sosta alla base di un liscio diedro scuro. 25 m – 5c (in alternativa dal terrazzino al termine della fessura proseguire verticalmente superando a destra il risalto leggermente strapiombante).
L3 – continuare nel diedro aperto e quindi obliquare a destra sulla placca appoggiata (due vecchi chiodi a pressione indicano il punto massimo raggiunto nel 1985). Superare con un delicato passaggio un pilastrino e, successivamente, un corto ma impegnativo muro verticale, quindi uscire verso sinistra su una placca più facile fino a raggiungere una zona di terrazzini erbosi. 35 m – 6c+ / 6a obbligatorio.
L4 – proseguire verticalmente per placca fino a raggiungere sulla sinistra il terrazzino di sosta alla base di una stupenda placca compatta, a sinistra della fessura della via Staich. 20 m – 6a.
L5 – attaccare la placca, al suo termine obliquare evitando verso destra una zona erbosa fino a raggiungere il terrazzino della sosta 6. 35 m – 5c.
L6 – superare la placca fino a raggiungere la base di una larga fessura inizialmente strapiombante. Scalare la fessura fino a raggiungere la sosta. 20 m – 6a.
L7 – superare la lama staccata e la successiva fessura fino al risalto che dà accesso alla placca superiore. Traversare leggermente a destra e continuare per fessura fino alla zona erbosa finale attraverso la quale si raggiunge la sommità della parete. 30 m – 5c (utile qualche friend per integrare le protezioni).
Discesa in doppia sulla via, oppure a piedi: dalla sommità della parete spostarsi a destra faccia a valle, evitando per pietraie e canali le balze rocciose fino a riportarsi al Colle di Loo.
Uno dei progetti su cui provarci come gruppo, correva su per la parete Sud del Cossarello tra la storica via Staich e la via Machetto, che avevo tracciato due anni prima con Alessandro Cugnolio.
Proprio scalando quest’ultima avevo notato che, sul filo dello spigolo del pilastro centrale, era possibile disegnare una nuova via. La scalata sarebbe iniziata lungo lo stesso diedro della “Machetto” per poi divergere a metà della prima lunghezza di corda e quindi, per placche e fessure, proseguire dritta fino alla cima.
Così, con Berna e Manetta, mi ritrovai per la quarta volta a tentare l’apertura di una nuova via sulla Sud del Cossarello, una montagna che mi aveva sempre entusiasmato. Posto tra il Biellese, la Valle del Lys e la Valsesia, aveva riempito il mio immaginario con i racconti di Nito Staich e mi aveva regalato, tra il 1983 e ’84, alcune delle emozioni più belle con le salite solitarie della variante diretta nel grande diedro della via Staich e del pilastro di destra e l’apertura della via dedicata a Guido Machetto.
Dopo 40 anni ricordo ancora la traversata sotto il tetto della prima lunghezza di corda, con le mani gelate. Manetta aveva superato l’ultimo tratto praticamente senza protezioni confermando le sue straordinarie capacità di scalatore.
Continuai io per due lunghezze. Subito una fessura, netta, diritta verso l’alto, fino alla base della terza lunghezza. Poi roccia compatta, senza fessure, e protezioni precarie ma, soprattutto, un freddo pungente che ci indusse a fermarci. Arrampicare al contrario per riscendere fino al primo chiodo non mi era possibile, troppo difficile, troppo lontano il chiodo e gelate le mani, piantai i miei primi e unici due chiodi a pressione e mi calai, forse saremmo ritornati in primavera.
Nella primavera dell’86 non fu più possibile tornare. Gli anni passarono e non dimenticai mai quel progetto, ma non tornai più al Cossarello, fino al 2023.
Lo scorso anno ho deciso con Marco Rainone che era venuto il momento di finire il lavoro, di inseguire e concretizzare quel sogno di tanti anni prima. Così abbiamo finito “Chimera”, un sogno lungo 39 anni, che abbiamo dedicato a Paolo Bernascone." (Enrico Rosso)
Molti amici ci hanno aiutato, chi scalando con noi, chi aiutandoci a trasportare il materiale, chi costruendo un bellissimo ometto di pietra all’uscita della via. Un grande grazie a: Enrico Comunian, Armalindo "Mali" Manaj, Anna Fiorina, Lara Colla, Silvio Curtolo, Stefano Pelacchi, Francesca Pescarolo.
- Cartografia:
- Carta IGM Ivrea Biella e bassa valle d'Aosta