Dal termine della strada transitabile del Nivolet (sbarra), si scende nel piano omonimo, puntando verso nord-est. Si rsalgono i piani ed i valloncelli bagnati dai rii di Ferauda, seguendo tracce di sentiero ed ometti. Il terreno si fa sempre più moreminco, sino ad uscire sul colle di Ferauda 3026 m, aperto tra la nostra Punta e la Punta Violetta. Si poregue in direziond ell’evidente Colle di Punta Fourà, scendendo nella conca dell’ex-ghiacciaio, e risalendo su terricco e grosse pietre instabili l’ultimo pedio che porta al colle. Da qui si segue la traccia abbastanza marcata e segnata da numerosi ometti che risale la cresta nord-ovest, portandosi prima sul bordo sinistro, toccando alcuni punti esposti (cautela: terriccio e clapeys cedevoli…) e portandosi poi verso il centro del crestone, che si supera con divertente arrampicata su facili roccette accatastate, con qualche passaggio un po’ più impegnativo (I°) e permette di toccare l’anticima, contrasseganata da un ometto e da una croce, dove i più si fermano (3 – 3,30 h). Per toccare il punto culminante si segue il filo della cresta, a tratti affilata (passaggi di III° anche in discesa, esposto, corda indispensabile).
Con una breve deviazione (1 h) in discesa è possibile toccare la vetta della Cima Meridionale di Seiva 3200 m. Giunti al colle di Punta Fpurà è necessario perdere una cinquantina di metri di dislivello, per risalire poi il versante ovest della montagna, nel punto che ci sembre meno faticoso, sceglienbdo tra il caotico ammasso di pietrame e grossi massi non sempre stabili, oppure per le fasce rocciose che si superano con divertente arrampicata (I°) fino ad uscire sulla cresta, a poca distanza del curioso monolito che costituisce la vetta (scalabile da questo lato: passaggi di II°, probabile III°-, anche qui ritengo indispensabile la corda). Anche questa vetta è un vero pulpito sul Gran Paradiso. Discesa per la via di salita.