- Accesso stradale
- Dalla strada statale della Val Camonica, seguire le indicazioni per Ponte di Legno. Poco prima, a Temù, si gira a sinistra e in prossimità del parcheggio degli impianti di risalita a destra. Poco prima del ponte sul torrente si gira a sinistra seguendo le indicazioni per Malga Caldea: da qui la strada (5km) è prima asfaltata e poi sterrata, abbastanza stretta e ripida in alcuni punti. Si parcheggia a Malga Caldea se si riesce a guadare il fiume o poco prima in uno spiazzo.
Escursione di media difficoltà, anche se facilitata dalle ottime condizioni del ghiacciaio (nessun crepaccio visibile, buon innevamento e rigelo), ma dallo sviluppo consistente (la via più breve per il Passo degli Italiani non è sicura). Il Passo Brizio è il punto più tecnico, sul versante del rifugio per la ferratina, e su quello del ghiacciaio per il ripido pendio nevoso.
1° giorno
Dal parcheggio, prima del torrente da guadare, si segue la strada carrabile asfaltata che, con buona pendenza e diversi tornanti (non evitabili con tagli e sentierini), porta sopra la bastionata rocciosa ben visibile sopra il parcheggio dove si trovano il Laghetto d’Avio e il Lago d’Avio (1900mt circa; 45min). Si prosegue costeggiando il Lago d’Avio su strada sempre carrabile ma sterrata fino a che, circa a metà lago, si stacca sulla destra un sentiero per il Rifugio Garibaldi. Il sentiero costeggia prima il Lago d’Avio, un po’ più a monte della strada carrabile, e poi dopo aver passato il ristoro di Malga di Mezzo, costeggia tutto il Lago Benedetto. Sempre seguendo il sentiero, bisogna superare la fascia rocciosa che chiude il Lago Benedetto e da cui scendono due grosse cascate e si raggiunge quindi un pianoro dove si trova la Malga Lavedole (2045mt; 1h25 dal parcheggio). Qui si trova un bivio e si prende il sentiero di sinistra che risale nel rado bosco sopra la fascia rocciosa su cui sono ben visibili le stazioni della funivia di servizio alle dighe. Quindi segue un tratto pianeggiante su bel sentiero lastricato che conduca ai piedi del pendio sassoso sotto la diga del Lago Venerocolo. Si risale il pendio con numerosi tornanti prima restando sotto la perpendicolare della diga e poi spostandosi più a sinistra, passando sotto la funivia di servizio fino a raggiungere la diga del Lago Venerocolo e poco dopo il Rifugio Garibaldi (2550mt; 2h45min dal parcheggio).
2° giorno
Partenza dal rifugio alle 3.45, si attraversa la diga per raggiungere la morena sulla riva opposta del lago e si risale quest’ultima in diagonale. Qui si prosegue in direzione E, puntando alla base dell’intaglio del Passo Brizio, dove inizia la ferrata, seguendo il sentiero marcato con bolli ometti e bolli bianco-rossi (possibili estesi nevai in base alla stagione, ripidi in prossimità dell’attacco della ferratina). La ferrata è poco più difficile di un sentiero attrezzato (non serve set da ferrata se si ha passo fermo e l’esposizione non è un problema), è attrezzata con staffe di metallo e catene e lo sviluppo è brevissimo (in circa 5 minuti si è oltre). Dopo la ferrata, si entra in una specie di canalone dove si segue il sentiero (tracce di sentiero, qualche catena e travi di legno) che resta prima sulla sinistra per poi puntare al centro del canale fino a raggiungere il Passo Brizio (3149mt; 1h45min). Dal passo, ignorare le catene sulla sinistra che portano al Bivacco Zanon-Morelli e seguire invece la catene sulla destra che conducono su un sentiero attrezzato (staffe e catene) che permette di scendere dal passo. In caso di buon innevamento, come nel nostro caso, le catene sono coperte dalla neve quasi subito, quindi occorre scendere il pendio nevoso ripido (45-50°) di neve ghiacciata con faccia a monte, puntando bene le punte dei ramponi e la picozza. Si mette quindi piede sul ghiacciaio del Mandrone a q. 3080mt circa. Da qui, vista l’impossibilità di tagliare per il Passo degli Italiani, si perde ancora un po di quota (circa 60-80mt) e con un ampissimo semicerchio verso destra, mantenendosi il più possibile in prossimità delle pareti, si aggira il Corno Bianco. Il ghiacciaio è per lo più in leggera pendenza, tranne due brevi risalti un po’ pi ripidi. Si arriva quindi a un vasto plateau glaciale a q. 3200mt (Pian di Neve) da cui è visibile la vetta dell’Adamello e le vette secondarie (come Corni di Salarno e Corno Miler). Si punta quindi alla base del pendio glaciale appena a destra della vetta, lo si risale e si arriva all’attacco della cresta E. Tolti i ramponi, si risale la cresta rocciosa, tenendosi sempre a sinistra del filo e dai 1000mt di strapiombante parete N, con facili passi di I-II grado a seconda del percorso (seguire gli spit aiuta a non perdersi sugli sfasciumi e a non perdere la via più semplice). Finite le roccette si percorrono gli ultimi metri di pendio nevoso e si raggiunge la vetta (3539mt; 5h15min dal rifugio).
Rientro infinito per il Pian di Neve. Risalita al Passo Brizio più semplice grazie alla neve smollata.