Di recente è stata affiancata da un percorso attrezzato con catene, che non è comunque una via ferrata e che andrà seguito a ritroso in discesa. Non è catalogabile come EE/A perché il percorso risulta comunque alpinistico, seppur facilitato. Una valutazione corretta potrebbe essere F+ globalmente
Materiale occorrente: imbrago, set da ferrata con longe, casco, ramponi, eventuale corda nel caso in discesa si trovassero le rocce umide o verglassate.
Salita da affrontare quando priva di neve fino al Passo dell’Adamello, e con terreno asciutto e meteo stabile.
Il percorso seppur non estremo come lunghezza e dislivello, per la natura del terreno poco scorrevole ed articolato richiede parecchie ore, sicuramente utile il pernottamento al Rifugio Gnutti.
Si arriva al rifugio Val Malga e si prosegue su fondo recentemente asfaltato ma sempre stretto (sono state create piazzole per gli incroci con altri automobilisti. La strada spesso è senza parapetto su pendii devastati dalla tempesta Vaia, che ha abbattuto tutti gli alberi.
Si raggiunge così il Ponte del Guat dove si posteggia nel piazzale oppure dove si riesce a bordo strada (problematico nei week end). È ancora possibile proseguire per circa 1 km su strada ciottolata e sterrata fino allo spiazzo del rifugio Premassone (strada a pagamento 5 euro)
Dal Ponte del Guat si segue la strada in lieve salita che dopo circa 1 km conduce alla Malga Premassone 1585 m. Qui si attraversa il ponte seguendo la ripida pista ciottolata, che dopo alcune rampe ripide termina nei pressi di un pascolo vicino alla Malga Frino. Qui la stradina lascia posto al sentiero che costeggia il torrente Remulo, in falsopiano fino a portarsi sotto la ripida bastionata di rocce e magra vegetazione dove iniziano le cosiddette Scale Miller.
Ripidamente si guadagna quota salendo le gradinate rocciose, finchè si esce nella bella valletta pascoliva.
Si continua ora in piano per un tratto fino a raggiungere delle baite usate dai pastori, che vanno lasciate a sinistra, per salire tra dossi erbosi e rocce montonate fino ad aggirare un costone che nasconde il rifugio Gnutti 2170 m, visibile solo all’ultimo, e posto in alto all’estremità sinistra della diga Miller. Considerare 1h30/2 h di salita con passo tranquillo.
Dal rifugio si segue il sentiero che passa accanto al locale invernale (costruzione simile ad una chiesetta, continuando sul sentiero n.23 che proseguirà in piano costeggiando la diga dall’alto quasi fino al suo termine, dopo un tratto su un percorso cementato (condotta dell’acqua).
Raggiunto un grosso cumulo di pietre si lascia il cemento per salire il sentiero di sinistra in marcata salita, guadagnando un dosso che dà accesso al cosiddetto Pantano del Miller, una zona acquitrinosa con sorgenti e rigagnoli fino oltre che al Lago Naturale Miller.
Senza possibilità di errore si segue il percorso che sale l’intero vallone sino a giungere ad una conca erbosa e di detriti, alla base dell’inizio della ripida morena sul versante ovest della Punta Ugolini (è già ben visibile il fronte del ghiacciaio del Passo dell’Adamello).
Si sale con fatica ma senza difficoltà la prima parte della morena, tra erba terriccio e qualche rigagnolo d’acqua, per giungere ad una conca dove inizia la pietraia più disagevole.
Seguendo gli ometti e i segnavia (non sempre molto visibili) e scegliendo il percorso migliore si affronta il ripido pendio di pietre anche instabili (conviene indossare il casco in presenza di altri escursionisti). Il percorso migliore sale subito sulla destra verso una fascia di rocce montonate, che una volta superate lasciano posto ad una traccia più agevole che immette nell’ampia conca (nevai a inizio stagione) alla base della bastionata rocciosa dove si svolgerà la Via Terzulli.
Raggiunta la parete si indossa l’imbrago con set da ferrata, e seguendo la prima parte di catene in una cengia incassata ascendente da destra a sinistra si guadagna un poggio. Qui si svolta a destra, continuando su una specie di cresta di granito povero di appigli. Successivamente il terreno diventa più facile e la catena lascia il posto ad un cammino tra pietrame, tracce di sentiero e roccette molto semplici e non esposte.
Altri tratti di catena si incontrano intervallandosi a fasi di cammino fino all’ultima sezione, con una serie di placche e camini fino all’ultima placconata liscia ed esposta da affrontare in traverso (questa in discesa si rivela come il passaggio più disagevole della via).
Superato l’ostacolo per le ultime facili roccette si raggiunge il Passo dell’Adamello 3235 m.
Si scende quindi il breve ma ripido pendio di pietrame molto instabile (cautela) che consente di giungere alla conca glaciale sotto il “muro” del fronte del ghiacciaio. Seppure le pendenze siano molto modeste è bene calzare i ramponi, per traversare sotto il ripido pendio stando a debita distanza dalla parete rocciosa della Punta Ugolini (è visibile il bivacco rosso posto in cresta) in quanto molto soggetta a scaricare pietre specie nelle ore più calde.
La breve porzione di ghiacciaio che si attraversa generalmente non presenta crepacci, per cui sia la corda che la piccozza non sono indispensabili.
Usciti dalla valletta glaciale il panorama si apre con il Pian di Neve a destra. Ci si dirige in direzione nord senza mai spostarsi verso il centro del ghiacciaio, puntando ad una venatura granitica bianca (più chiara del resto dell’anfiteatro) superando la zona dove ci può essere del ghiaccio vivo ricoperto di detriti (specie a fine stagione). Si superano le prime roccette instabili (cautela) e poi giunti al granito bianco si sale seguendo gli ometti con piacevole arrampicata di I, mai esposta, finchè il pendio termina e si giunge in cresta o poco al di sotto.
Ora non resterà che proseguire verso est, seguendo sostanzialmente l’andamento della lunga cresta/pendio che gradualmente porta verso la cima dell’Adamello.
Tra fasce rocciose stabili e qualche breve tratto di sentiero più camminabile, aggirato l’ultimo costone ecco che finalmente la croce di vetta diventa visibile ormai a pochi metri di distanza. La si raggiunge senza problemi (a parte il gradone da salire per suonare la campana posta in cima).