da Magliolo bisogna deviare dietro la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano (grossa e visibile), scendere in fondo alla valle e poi risalire lungo la stessa strada.
All'altezza di una cascina, la strada prosegue sterrata (BUONA) e dopo uno/due chilometri si arriva allo spiazzo del parcheggio da cui, superata una sbarra e un cartello indicatore del percorso della ferrata, inizia l'itinerario pedonale di avvicinamento
Si prosegue a piedi sempre sulla sterrata fino al tabellone di legno indica l'inizio del sentiero per la Via Ferrata degli Artisti. Si prende dunque il sentierino che stacca a destra e prende a risalire con decisione il bosco (abbondanti segni rossi). Dopo poche decine di metri si abbandona la traccia, che traversa verso sinistra, e ci si porta alla base di uno speroncino roccioso a destra, presso un alberello. Attacco.
Superato il primo saltino sulla destra, si prosegue verso sinistra fino alla base di un caminetto, dove si incontra il primo dei piccoli ma caratteristici ometti di pietre che segnalano la via. Superato il breve caminetto, si prosegue ancora per saltini, crestine e lastronate, con percorso facile ma piacevole, fino a ritrovare la traccia diretta all’attacco della ferrata, che si segue per un pendio cespuglioso poco ripido. Entrati in un tratto boscoso, si giunge alla base della parete iniziale dei Balzi Rossi dove, un po’ sulla sinistra, attacca la Ferrata degli Artisti (800 m circa, h 0,20 dalla carrareccia): fin qui, passaggi di II° alternati a tratti in cui si cammina.
D’ora in poi è conveniente legarsi, onde percorrere in sicurezza i tratti più esposti. Si sale alla base della parete, rimanendo a destra della ferrata, là dove una esigua cengetta traversa in orizzontale verso sinistra: si segue la stretta cornice verso sinistra, con un passo delicato ed esposto (III°) raggiungendo e superando il tracciato della ferrata.
Si risale quindi una sorta di piccola conca rocciosa, traversando poi nuovamente a destra e raggiungendo (II°+) lo speroncino al sommo del primo salto della ferrata. Si prosegue per un tratto lungo la traccia della ferrata fino alla base di un piccolo torrione rossastro, caratterizzato da un anfratto alla sua base: lasciando a destra la traccia, lo si aggira a sinistra risalendo quindi una placchetta (II°+) che permette di sormontarlo.
Si supera ancora un saltino ripido di circa 4 metri (III°), quindi si prosegue lungo la traccia della ferrata per un facile tratto erboso con scarse roccette. Si giunge così ai piedi di un torrioncino di una quindicina di metri, che si scala lungo lo spigolo di destra con passi di III°- (la ferrata invece lo risale direttamente, più a sinistra). Dopo ancora un tratto dove tratti facili si alternano a brevi saltini (passi di II°), si giunge ai piedi di un più corposo risalto.
Seguendo i piccoli ometti, si individua il percorso migliore per superare il risalto, prima in verticale, poi leggermente a destra, quindi nuovamente a sinistra (passi di II°+) fino alla base di un breve camino nerastro. Si scala il camino, facendo molta attenzione per via di numerosi blocchi instabili (III°+), ed uscendo quindi nuovamente in un tratto facile.
Si prosegue lungo il tracciato della via ferrata, scalando qualche facile saltino, giungendo alla base del Primo Torrione: qui attaccava la via alpinistica classica del 1924. Si abbandona temporaneamente la ferrata, che aggira il torrione sulla destra, e ci si porta alla base delle rocce. Seguendo il filo di uno speroncino con lame di roccia (II°+) si raggiunge un comodo forcellino alla base della cresta Est del torrione, che si risale inizialmente poco a sinistra del filo (alcuni spit, III°+), poi proprio lungo lo spigolo (III°, II°+) fino all’aerea sommità (sosta su anello resinato). Da qui, con una doppia di circa 25 metri ci si cala fin sulla sottostante forcellina, dove si ritrovano le attrezzature della via ferrata.
Si attacca ora il Secondo Torrione: salendo in diagonale verso sinistra, per cenge in parte erbose (II°), si raggiunge un incassato canalino roccioso che verso destra facilmente consente di raggiungere la vetta (II°). Scesi al colletto successivo, si risale una breve placchetta e si segue verso destra una crestina rocciosa che conduce alla base del Terzo Torrione.
Si traversa a sinistra (III°), si risale una breve placca (III°+), quindi un nuovo canalino verso destra consente di uscire in cresta, che si segue brevemente fino alla cima. Bella veduta sulla successiva imponente parete triangolare, che da qui incute un certo timore. Scesi dall’altra parte, si discende un primo risalto di una decina di metri lungo un breve caminetto (II°) quindi per roccette si giunge alla sommità di un secondo risalto verticale, che si supera grazie ad una corda doppia di una decina di metri (vecchio cordone in loco, eventualmente da integrare). Si giunge così all’ampia forcella erbosa da dove si origina la gola attraversata dal famoso ponte tibetano della via ferrata, ben visibile poco più a sinistra, sospeso nel vuoto.
Si segue la traccia che attraversa la forcella e che poi taglia verso sinistra per cenge (I°+) alla base della grande parete rocciosa triangolare, fino a raggiungere nuovamente la via ferrata presso gli ancoraggi del ponte tibetano. Qui inizia il tratto più impegnativo della via. Lasciando a sinistra la ferrata, ci si porta per una cornice erbosa alla base di un breve caminetto, che si scala in spaccata (III°): dal successivo pianerottolo si risale la parete a destra, lungo una appena accennata cornice (III°+), quindi si traversa in orizzontale a sinistra (delicato e molto esposto, III°+) fin presso una macchia di ginepri. A questo punto, si risale interamente un lungo diedro verticale, abbastanza articolato ma comunque impegnativo (IV°- continuo) fino ad uscire presso una forcellina sullo spigolo sinistro della parete triangolare, dove passa anche il tracciato della ferrata. Si prosegue proprio sullo spigolo, a destra delle attrezzature, e con percorso sempre esposto ma via via più facile (II° con un passo di III°) si esce presso un’ampia terrazza ricoperta di ginepri.
Lasciata nuovamente a sinistra la via ferrata, si segue una traccia orizzontale a destra che attraversa la terrazza e si porta alla base del successivo risalto. Si attaccano le rocce, inizialmente con difficoltà di III°-, poi più facilmente (II°) fino alla sommità della parete triangolare, dove si ritrova, per l’ennesima volta, la via ferrata. Proseguendo lungo il filo di cresta, discostandosi a volte di poco, a volte sovrapponendosi al tracciato della ferrata, si continua con qualche saliscendi lungo l’aerea cresta (passi di II°) e, per un ultimo tratto erboso, si guadagna il punto culminante della Costa dei Balzi Rossi, dove sorge un palo e, nei pressi, si trova il libro di vetta.
Ripercorsa nel 1977 da M. Oliva e G. Porro che per la prima volta la relazionano nel volume delle Alpi Liguri della "Guida dei Monti d'Italia"
- Bibliografia:
- gambeinspalla.org