Aletschhorn Via Normale della Cresta Sud-Ovest

Aletschhorn Via Normale della Cresta Sud-Ovest
La gita
old-bear
5 26/08/2016

Una montagna veramente particolare, tecnicamente non difficile ma da non sottovalutare per l’enorme impegno fisico che richiede. Spazi veramente eterni da percorrere e già solo la salita al rifugio di per sé, visto l’ambiente in cui ci si trova immersi meriterebbe le 5 ore di salita. Partiti dal parcheggio dove termina la strada in meno di un’ora si giunge a Belalp, da qui iniziano gli interminabili saliscendi verso la Oberaletschutte. Rifugio molto accogliente, si mangia bene e abbondante (certo, un po’ alla “svizzera”), gestore molto cordiale e prodigo di info sulla via di salita e sulle condizioni. Al mattino colazione alle 2 e si parte, un po’ stupiti del fatto che oltre a noi c’è solo una cordata di 2 tedeschi in partenza con cui divideremo in pratica quasi tutta la salita. Scesi sulla morena per scalette e corde fisse basta seguire i catarinfrangenti che portano all’inizio della salita e continuano fino all’inizio del primo sperone roccioso. Prima parte di salita prevalentemente per terreno detritico, poi si passa alla pietraia di grossi blocchi fino all’attacco del ghiacciaio. Delicato anche se breve il superamento del seracco terminale ghiacciato, ripido e crepacciato, e il tratto di ghiacciaio che porta alla lunga cresta sommitale richiede un occhio di riguardo per l’attraversamento di alcuni grossi crepacci su ponti di neve assottigliati dal gran caldo di questi giorni. Dall’uscita del ghiacciaio alla vetta si fa tranquillamente senza ramponi, poche chiazze di neve evitabili, arrampicata mai difficile anche dove la cresta diventa più ripida, fatta tutta in conserva proteggendo qua e là qualche singolo passo sui provvidenziali fittoni. Si arriva in vetta poco prima delle 10 dopo una salita resa ancor più faticosa soprattutto per il gran caldo. Un quarto d’ora dopo di noi arrivano i 2 tedeschi con cui ci si scambiano gran complimenti e foto di vetta. In discesa fatto alcune doppie nei punti più ripidi della parte alta ma in prevalenza dove si può conviene disarrampicare per evitare incastri e sfasciumi cadenti nei recuperi di corda. Discesa ETERNA fino al rifugio, le distanze e il dislivello percorsi in salita si pagano cari e non fanno sconti e la risalita al rifugio per la ferrata è letale… Vista l’ora, la stanchezza e la distanza che ci separa dall’auto decidiamo saggiamente di pernottare al rifugio e scendere al mattino successivo, discesa che richiederà altre 4 ore di infiniti saliscendi.

Una ravanata indimenticabile però un’altra splendida montagna e ambienti favolosi divisi come sempre con Monica.

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