Può esistere una scalata bellissima su roccia friabile? Una torre dimenticata di fianco ad una parete famosa? È possibile sentirsi in pace col mondo bivaccando seduti su un terrazzino o friabile sospeso nel vuoto?
Credo che il Battesimo di Mosè me lo ricorderò finché sarò vivo…
Merito del mio amico Fulvio Scotto, che ha tirato fuori dal cassetto una vecchia relazione: una via di Aste e Biancardi sulla fantomatica Torre dell’Amicizia, completamente ignorata nella guida del Marguareis e anche in quella dei Monti d’Italia.
La via originaria di Aste e Biancardi passa sulla parete nord, piuttosto rotta ed erbosa, mentre la est, assai più elegante, risultava ancora vergine: un vero e proprio invito a nozze… Un po’ strapiombante a dire il vero!
Beh! Sarà che ero in vena, ma a me la scalata è piaciuta proprio. Anche a Fulvio, naturalmente. Il fatto straordinario è che sia piaciuta anche al più giovane Mosè, al suo battesimo su una via nuova nel Marguareis e al suo primo bivacco (per giunta imprevisto) appeso in parete: un bel bivacco seduti su un terrazzino inclinato e pieno di scaglie friabili. Ogni volta che ci muovevamo ne cadevano alcune nel vuoto, schiantandosi giù in fondo al canalone.
Senza piumino, senza sacco da bivacco (meno male che non faceva tanto freddo), con una pietra sotto il sedere che proprio non voleva togliersi di lì: l’unica ferma, imperterrita, al suo posto! E il bello è che mi veniva da ridere. Notte lunga come sempre succede in questi casi, muovendoci ogni tanto per cercare un’improbabile posizione comoda, massaggiandoci braccia e gambe per combattere il freddo e l’umidità.
Poi le prime luci lente e bellissime ad aspettare con pazienza il primo sole (c’è di buono che è una parete est…) per sgranchirsi i muscoli e ripartire. E finalmente l’ultimo tiro: avevo tutta la mattina per farlo, ma è stato comunque una bella rogna: uno dei più delicati che mi ricordi.
La vetta è bellissima: una cresta aerea con in cima uno spuntone aguzzo. E da lì in due minuti senza problemi si raggiunge il sentiero segnalato.
Insomma, per me è stata un’avventura fantastica. Grazie a Fulvio e a Mosè: spero proprio di combinarne altre insieme.