Instancabili esploratori della zona come Andrea Parodi e Fulvio Scotto vi hanno tracciato due belle linee sul lato destro (Cacciatori di draghi- Parodi,Canu e Godani, 2014) e sul lato sinistro (L’altra faccia della Pera- Parodi,Scotto e Carrara, 2016 ).
Rimaneva aperto il problema della repulsiva parete centrale del pilastro che presentava molte incognite e poche direttive evidenti.
La nostra via segue quella che ci è sembrata la linea più logica e naturale attraverso questa porzione di parete.
Fino alla quinta sosta la via presenta difficoltà classiche e segue delle linee evidenti. Le tre lunghezze seguenti invece sono nettamente più impegnative con elevate difficoltà sia in libera che in artificiale.
Abbiamo usato in tutto 6 fix da 10mm per le soste come indicato e 1 fix di protezione su L7.
Allo stato attuale di chiodatura la via è difficilmente percorribile in giornata e gli unici posti da bivacco oltre all’Hotel Pera sono S5 (decisamente scomodo) o nella parte finale del pilastro. In alternativa da S5 con 45m verticali si scende ad una sosta a spit dove abbiamo allestito il nostro campo in portaledge e da lì con una traversata verso sinistra faccia a valle (1 passo di III) e con una calata di 50m da un pino (fettuccia in loco; in salita è III) si raggiunge un facile canale che conduce al pendio erboso del Pralot.
Questa può costituire una rapida via di fuga o anche la possibilità per spezzare la salita in due giorni lasciando una fissa da S5.
La roccia è simile a quella dello Scarason e richiede costante attenzione.
L’ambiente per contro è di rara bellezza e ricorda molto, seppur nel piccolo, quello delle Pale di San Lucano. Uno zoccolo selvaggio e irto di pini mughi conduce sotto una parete strapiombante e repulsiva avvolta da lievi vapori e da un alone di mistero.
Sviluppo: 295m (11L) Dislivello: 450m compreso lo zoccolo e l’uscita
Difficoltà: ED/ED+ VII+ A3
Proteggibilità: R3
Impegno globale: III/IV
Roccia: calcare, da discreta a friabile
Materiale: NDA, 15 rinvii, friend BD 0,1-5 (doppi da 0,5 a 2), nut, tricam da nero a marrone, 2 U corte, 3-4 U lunghe (meglio se dolci), 5-6 chiodi tra universali e spatole medi e lunghi, 2-3 knifeblade, 1 livanos petzl, 2 rocher mixte petzl, 1 spatola corta, 2 cliff goccia, 1 pecker piccolo BD
Si risalgono i pendii fino a raggiungere la terza e più ampia rampa obliqua verso sinistra.
Si segue la rampa non troppo ripida, prima per detriti e poi per erba. Traversare l’ampio pendio erboso fino ad affacciarsi sul lato sinistro del Pralot col Pilastro a Pera visibile in lontananza (ometto e nut su mugo). 2h30-3h00'.
Si prosegue verso sinistra prima in lieve discesa per ripidi pendii detritici e mughi (alcuni cordini segnavia sui mughi), poi per una vaga cengia ascendente che presenta corti passaggi su roccia fino al II.
Si raggiunge così il canale di rocce rotte percorso dalla via Cacciatori di Draghi e si prosegue sempre verso sinistra per vaghe cenge interrotte da mughi e alberi (brevi passaggi fino al III) fino a doppiare uno spigolo e raggiungere il ripidissimo pendio erboso sottostante il pilastro a Pera.
Si risale il pendio fino alla grotta alla base della parete che abbiamo chiamato “Hotel Pera” per la sua comodità (bivacco in piano e all’asciutto anche per tre persone comode).
1h-1h30’ dall’inizio della cengia 280m circa di sviluppo, III al massimo.
L1: Si risale la rampa erbosa che porta nel settore sinistro della parete superando un diedro con uscita su erba. Ci si porta così alla base di un muro di roccia compatta pochi metri a destra della verticale dell’evidente diedro percorso dalla via “L’altra faccia della Pera”. Venti metri sopra, lievemente a destra si nota un pino mugo. Sosta da attrezzare. 30m IV+,II
L2: Si sale il muro di roccia compatta raggiungendo una cengia erbosa. Ci si sposta appena a destra e si sale per un muro di rocce rotte (1chiodo) fino ad un pino mugo dove si sosta. 20m V+
L3: Si traversa a destra su roccia solida raggiungendo con un passo delicato una fessura molto friabile. Si risale la fessura per alcuni metri uscendo a destra su una cengia dove si sosta (2 chiodi con cordino). 20m VI
L4: Si traversa a destra e si segue l’evidente rampa fessurata (IV e V). Prima che questa diventi un camino verticale, si traversa a destra per una vaga cornice affrontando un difficile passaggio in discesa (VI) che permette di raggiungere una nicchia col fondo ricoperto di massi instabili. Sosta da attrezzare con chiodi e friend BD 4. 35m IV,V,VI
L5: Si sale la fessura sopra la nicchia (V+) raggiungendo una terrazza erbosa. Si prosegue lungo la larga fessura obliqua a destra su roccia delicata rimontando un pilastro staccato (VI). Si prosegue lungo la fessura, ora di roccia buona, che conduce con una sezione atletica e ben proteggibile a friend (VII-) ad una cengia erbosa con un pino mugo dove si sosta (2 chiodi con cordino). 35m V+,VI,VII-
L6: Si sale il muro sopra la sosta più o meno verticalmente, prima in artificiale (A2) quindi in libera negli ultimi metri (VII-) raggiungendo una vaga nicchia giallastra sotto un’arcata obliqua verso sinistra. Sosta su fix e chiodo. 15m A2, VII-, in libera VIII
L7: Ci si alza a prendere l’arcata (VI) e la si segue verso sinistra (A1, 2 chiodi, ). Si supera lo strapiombo che la chiude (VII-) raggiungendo una nicchia (2 chiodi con cordino). Non forzare direttamente lo strapiombo sovrastante ma traversare lievemente a sinistra e alzarsi fino ad un chiodo poco visibile (VII). Ritornare a destra con un difficile passaggio (A2,VII) portandosi nel diedro fessurato oltre lo strapiombo e salire fino ad una nicchia tafonata (1 fix sulla sinistra). Uscire a sinistra con bella e difficile arrampicata raggiugendo un’altra nicchia (1ch.) e proseguire sempre verso sinistra fino a ribaltarsi su dei gradini erbosi (dal fix VII+). Sosta su 2 fix. 35m VI,A1,VII-,VII/A2,VII+
L8: Alzarsi verso destra raggiungendo la base di un muro strapiombante di roccia chiara (VI). Salire il muro in artificiale con alcuni passi delicati (A3, in loco 1 tricam, 4 chiodi e 1 pecker) raggiungendo una vaga nicchia dove si sosta su 2 fix. 15m VI, A3
L9: Superare lo strapiombo sopra la sosta raggiungendo una nicchia. Traversare a destra oltre lo spigolo in lieve discesa su placca delicata (3 ch.) fino a superare un corto muro friabile oltre il quale si attrezza la sosta. 20m VI
L10: Ci si alza facilmente verso destra raggiungendo una larga fessura. Si sale la fessura ostica nei primi metri (VI-), proseguendo per un canale erboso (IV). Si supera quindi una breve strozzatura (V) uscendo per erba e roccette in obliquo a sinistra. Sosta su 1 fix su una cengia erbosa. 30m VI-,IV,V,IV-
L11: Si sale per un diedrino sopra la sosta uscendo su erba. Si supera un’altra corta fascia rocciosa per uscire sulla cresta erbosa del pilastro. Si segue il filo per detriti e rocce friabili fino allo spuntone sommitale del pilastro. Sosta su cordone. 45m V-,II
Con una calata di 10m circa si raggiunge l’intaglio tra il pilastro e il risalto roccioso sovrastante. Dall’intaglio si prosegue a sinistra per pendii erbosi e roccette fino a raggiungere il filo di cresta oltre il risalto. Si segue la cresta fino alla parete terminale del Castello delle Aquile che si aggira sulla destra per un canale detritico uscendo sui dolci pendii erbosi del versante meridionale.
Discesa:
Si procede per prati verso ovest in direzione del Passo di Scarason, fino ad incontrare la traccia segnalata (strisce bianco-rosse e ometti di pietre) che scende sul fianco destro della tormentata Conca delle Carsene. Aggirando a sinistra la Cima di Scarason e, in seguito, la Testa del Duca, si raggiunge la mulattiera della GTA che, verso destra, porta in breve al Passo del Duca (1989 m). Si prosegue lungo la GTA, lasciando a sinistra la diramazione per il Vallone degli Arpi, e si ritorna nel Vallone del Marguareis. Quindi si segue il percorso dell’andata. 2h30’-3h00’