Bel viaggio nel cuore dell’Argentera. Per arrivare all’attacco: seguire il tubo dell’acqua fino al nevaio, poi per saltini e ravano si raggiunge la cengia biancastra. Da qui, passato il Promontoire, si scende ancora un po’ fino al secondo costolone, alla base del Campia abbiamo trovato un grosso ometto con pietrone rettangolare posto in verticale.
Prima parte con scarpe da avvicinamento, poi in scarpette, belle comode, sui vari torrioni e torrioncini.
La calata all’intaglio è su una sosta già attrezzata. Come la doppietta, disagevole, per arrivare alla base dell’ultimo tiro. In tutta la via noi abbiamo trovato 7 chiodi, di cui 4 nell’ultima lunghezza. Soste, tranne quelle delle due calatine, tutte da attrezzare.
Portato una serie di BD da 0.3 a 2. Qualche nut. Martello e chiodi li avevamo, non utilizzati, ma direi che è meglio averlo. Abbiamo usato una singola da 40 m, in un paio di casi è risultata un po’ corta, meglio averla da 50.
Andare, ovviamente, solo con meteo stabile e sicuro.
Con il socio Max, sempre inossidabile su questi gitoni!
Grazie a Marco del Bozano per le informazioni e la sempre super accoglienza!