Salendo da Argentera abbiamo raggiunto il Monte Appenna, dal quale inizia la parte avventurosa del percorso.
Vedendo la cresta che collega il Barifreddo con l’Appenna temevo fosse molto più impegnativa di quello che poi si è rivelato.
Abbiamo iniziato seguendo fedelmente la cresta nel primo tratto di discesa, brevi e facili passaggi di disarrampicata. Però dovendo in continuazione aggirare speroni spuntoni e simili, si è deciso di scendere di qualche metro sul versante della Valle Lunga, scosceso ma non troppo, seguendo labili tracce di camosci, su terreno però infido e scivoloso (no pericoli).
Giunti ad un colletto erboso ormai sotto la cima del Barifreddo, si deve rintracciare un sentiero non troppo evidente,che si mantiene una ventina di metri sotto la cresta, che presenta dei salti non superabili. Si transita su bastionate rocciose coperte di fini detriti, con sotto un bel salto, è il punto in cui fare maggior attenzione. Quando ormai si è in vista della cima, anzichè salire il ripido canalino di sfasciumi, si riprende la traccia che si mantiene alla sinistra di questo, sempre poco sotto la cresta, che conduce in cima senza difficoltà (se non talvolta l’appoggio delle mani).
Per la discesa qualche cautela nel primo tratto, poi nessun problema. per evitare la risalita all’Appenna, è possibile compiere un lungo traverso sempre su fastidiosi sfasciumi e terrazzini erbosi, fino a ricongiungersi con il sentiero di salita ad una quota di circa 2700 m. proprio dove finiscono i pascoli del Monte Appenna.
E’ sicuramente un itinerario poco battuto e dove ci si deve saper muovere senza sentieri, tuttavia con un minimo di attenzione non crea particolari problemi, nonostante da lontano il Barifreddo appaia inaccessibile.
Salita in compagnia di Daniele “il catanese” e del suo compare Enzo.
Luogo molto selvaggio ed estremamente panoramico, specie in giornate terse come oggi. Fioriture spettacolari e ancora molta acqua per il periodo.
Foto su www.lafiocavenmola.it