Attaccare direttamente la base del pilone (a quota 3100 m ca.) per un breve risalto (IV-). A inizio stagione, si può attaccare direttamente 50 m sopra, sul fianco sinistro. Con un tiro di III si raggiungono delle placche di IV sul filo del pilone, che conducono a delle terrazze. Risalirle per un centinaio di metri su gradoni (III), che portano ad un couloir-camino sul fianco sinistro (1 ora – 1 ora e 30′ fin qui).
Quindi si può scegliere se: scalare il couloir (IV, roccia comunque buona, ma valutare l’eventuale rischio di caduta di pietre dall’alto); oppure scalare le placche alla sua sinistra (IV+); oppure traversare a destra (IV) e vincere una fessura obliqua di 50 m (V/V+). Tutte queste opzioni conducono ad un terrazzino sul filo del pilone. Superare le placche direttamente (III+/IV), poi un diedro grigio-giallo (V+, 2 ch. prima del diedro): tenersi sul diedro meno evidente, più a destra (friend incastrato), quindi continuare sul filo facilmente per una ventina di metri fino a ritrovarsi davanti ad un altro breve risalto. Affrontarlo direttamente poi leggermente verso sinistra (IV), verso il caratteristico gendarme che viene baciato dal sole per primo. A questo livello del pilastro, una terrazza sul filo conduce ad un camino sul suo fianco destro. Superarlo (IV+, un passo duro proteggibile, scomodo con lo zainone), 2 ch. di sosta. Uscire a sinistra, sul fianco sinistro del pilone, per una placca (10 m, IV+, 1 ch.). Seguire le placche e le fessure per 50 m (IV), fino a ritrovarsi ai piedi del caratteristico gendarme. Aggirarlo facilmente da destra (III), fino a ritrovarsi sulla verticale di un intaglio. Salire verso sinistra a questo intaglio (III +). Tenersi allora sul filo del pilone poi sul fianco sinistro (III), raggiungendo la base del risalto rosso sommitale, dove è possibile sostare su vari spuntoni.
Innalzarsi appena a sinistra del filo per 20 m (V-, ch.), quindi seguire il filo del pilone (V+/6a per 4 m, 3 ch., poi V) e infine traversare verso destra (15 m, IV; consigliabile spezzare il tiro prima del traverso) raggiungendo una sosta (4 spit) alla base di un sistema di fessure e camini. Risalirlo per una ventina di metri (III, roccia rotta), senza lasciarsi attirare invece da una rampa che appena dopo la sosta devia verso sinistra (ch.), quindi traversare in grande esposizione verso sinistra (in leggera discesa, friend incastrato, poi in lieve salita) su una placca rossastra di dieci metri fino a tornare sul filo del pilone (IV+, spit). Cinque metri sopra, si trova una sosta su 3 spit.
Da qui, si presentano due opzioni:
1) l’uscita classica, su roccia buona (tre tiri): si sale 15 m tenendosi a sinistra del filo dello spigolo, poi si supera un diedro camino (passaggio faticoso) e si va a sinistra verso una cengia. Qui si trova la possibilità di sostare. Quindi si prosegue orizzontalmente a sinistra seguendo la cengia, quasi fino a quando va a morire prima del filo dello spigolo (possibilità di far sosta nelle fessure di una nicchia o un metro sopra su chiodo in loco). Da qui, salire verticalmente (passi di IV, ch.) e appena possibile obliquare verso destra, fino a sbucare in cresta.
2) L’uscita di destra, verticale su roccia buona: salire dritti per 50 m, leggermente a destra del filo (45 m, V+/6a, qualche ch.) oppure un po’ a sinistra dopo un primo strapiombo (chiodo arancione, due spit) per sbucare sul filo ad una specie di piccolo intaglio che porta su una larga terrazza sul versante Est, una decina di metri sotto la cresta sommitale (spit). Tenendosi sul versante Nord, si raggiunge facilmente la cresta Est, seguendola fino in vetta.
(Tempo totale dall’attacco: 6-8 ore).
Discesa (4-5 h): Accanto alla vetta si trova la sosta per la prima calata (cordoni su spuntone e maglia rapida), che in 20 m porta su un terrazzino. Per evitare incastri, conviene recuperare qui la corda e disarrampicare facilmente i restanti dieci metri. Quindi si effettua una seconda calata di 15 m da una sosta che si trova sulla sinistra (faccia a monte), con cordini su spuntone e maglia rapida. Conviene prendere poi la terza sosta, più recente (cordino incastrato e maglia rapida) sulla dx, faccia a monte. Da lì, in 30 metri esatti si arriva su un terrazzino da cui si può recuperare la corda e disarrampicare facilmente fino a mettere piede sul ghiacciaio (a seconda del livello della neve; presente una corda fissa nel tratto finale). Infine, si può raggiungere la cresta NE della Barre des Écrins (PD, 1-2 h) o ci si può ricollegare alla normale che scende dal Dôme du Neige des Écrins.
Prima solitaria : 6 settembre 1975 - Philippe Ioan.
Prima invernale : 7-8 marzo 1978 - Jean-Pierre Becquemin, Jean-Michel Gosselin.
Prima solitaria in salita e in discesa: 1980 - Patrick Edlinger
- Bibliografia:
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- Guide du Haut-Dauphiné, tome 2 (GHM, François Labande)
- Le Massif des Écrins - Les 100 plus belles courses et randonnées (Gaston Rebuffat)
- Oisans Nouveau Oisans sauvage - Livre Est (Jean-Michel Cambon)