Tentato di salirla la prima volta nel lontano 1966 ma all’ attacco ricacciati dal temporale, riprovato poi negli anni un paio di altre volte ma sempre desistito per avversità meteo, questa volta finalmente è andata.
Data l’ assenza di neve su tutto il percorso (salvo un po’ di ghiaccio nero nella lingua bassa del ghiacciaio) abbiamo scarpocini da trekk che utilizziamo per tutta la salita, effettuata tutta in conserva ad eccezzione del primo dentino dopo la cengia Martini, che saliamo direttamente e dove, in uscita la difficoltà si fa un po’ più seria; (normalmente lo si aggira sulla dx).
In cresta, anzichè andare verso il segnale Baretti appena scesi dal Rey, attraverso uno stretto intaglio, siamo passati sul vertiginoso versante francese ove, pochi m. sotto la cresta, una comodissima ”vire a biciclette” conduce in piano e rapidamente al punto di arrivo della doppia, evitando tutto l’ ambaradan della calata e facendo risparmiare moltissimo tempo.
Discesa sul versante francese lunga e accidentata ove il canale è solo sfasciumi e quello che era un lungo traverso su comodi campi di neve è ora una immensa e fastidiosa pietraia.