Gita eterna su pietraie ma spettacolare per l’ambiente e per il fatto di salire su una delle montagne più famose delle Valli di Lanzo. Ottima accoglienza al rifugio Gastaldi. Il percorso non è assolutamente evidente. Già per arrivare al colle di Arnas abbiamo vagato parecchio, essendo partiti al buio. Ci sono cartelli e tacche bianche e rosse nuovi,sparsi ovunque, tranne che nei bivi più significativi. Sicuramente non all’altezza pensando che, l’inizio del percorso, fa parte del pubblicizzato Giro della Bessanese. Molti avranno da obiettare su questo pensiero ma la realtà è questa, specie se è la prima volta che si passa da quelle parti. Domenica vento molto forte e freddo. Avevamo lasciato i ramponi al rifugio ma sarebbe stato più pratico averli, per procedere più spediti sul ghiacciaio di Arnas e sulle zone ancora coperte di neve gelata, sul versante francese della Bessanese. Arrivati alla base della parete sud non è facile trovare il percorso migliore, nè dare le giuste indicazioni. Da evitare il canale più marcato, subito a destra della verticale della cima. Molti ometti portano a quel canale e ci sono cordini per calate ovunque, ma è molto pericoloso e instabile. 50m prima del suo imbocco, si risale una breve paretina di 5/6m verticale, a destra del secondo canaletto, meno evidente di quello principale. Al di sopra della paretina, segni bianchi, quasi invisibili e radi ometti, portano a seguire una zona detritica, brevi tratti di sentiero e una crestina rocciosa, fino alla base della parete di 20m descritta nella relazione. Quest’ultima si trova proprio allo sbocco del canale principale. Dalla parete ci si sposta 10m a sinistra su comoda cengia, per riprendere poi a salire, senza percorso obbligato, fino alla cima. Anche qui vaghe tacche bianche difficili da vedere anche senza nebbia. La cima, con la Madonnina, appare all’improvviso e velocemente. Il segnale Baretti, più alto di pochi metri, si raggiunge come descritto, in pochi minuti. Facile ma un pò esposto.
Con Tiziana, Angelo, Davide e due nuovi amici di Genova, conosciuti al rifugio.