All’inizio della val di Susa da una parte s’erge il monte Pirchiriano, sulla cui cima si trova la Sacra
di S. Michele, dalla parte opposta il monte Rocca Sella con l’estesa dorsale che scende a valle. Qui, al confine tra i comuni di Caprie e Villar Dora, dove si ha massimo restringimento tra i due versanti, un promontorio roccioso s’incunea nella pianura scendendo dalla Seja alla Torre del Colle. Punto d’osservazione strategico, ricco di storia, dalla Seja la visuale s’apre ampissima sulla valle e sullo sbocco alla pianura. Nell’ultimo tratto di questa dorsale in epoca medioevale è stata edificata una torre, dotata di guarnigione, per meglio controllare il transito di persone e cose, tuttora resistente al tempo e in ottimo stato di conservazione, mentre più su, salendo alla Seja, ancor resiste un osservatorio militare utilizzato nel corso dell’ultimo conflitto mondiale.
Questo itinerario, partendo appunto da Torre del Colle e passando per la Seja, traversando lungamente su sentieri montani, raggiunge al termine la Rocca Bianca esteso ammasso roccioso dominante l’abitato di Caprie dov’è presente una ferrata e numerose sono le vie d’arrampicata.
A parte il tratto iniziale, molto frequentato soprattutto dai bikers, si percorrono, sia in ascesa che per tornare, lungamente due sentieri paralleli, posti a quote diverse, il cui transito risulta assai piacevole soprattutto dall’autunno alla primavera fermandosi poco la neve su questi assolati pendii.
Per il sentiero che s’inoltra a sinistra oltre sbarra si tornerà, pertanto si continua rimanendo sullo stradello che più avanti diventa un ampio sentiero che, percorrendo quasi fedelmente in ascesa l’aperto crinale povero di vegetazione arborea, raggiunge prima il panoramico osservatorio militare e poi, più su, la vetta della Seja sulla cui area terminale sorge un esteso spiazzo di sosta.
Continuando sullo stradello che lascia l’aperto pianoro, ben tenuto e con un ottimo fondo, costeggiando la staccionata che lo chiude si supera un’altra area di sosta con bacheca e fontana trovando poi l’indicazione per scendere a Villar Dora. Nel proseguo si raggiunge la chiesetta di S. Pancrazio nel punto in cui stradelli e sentieri si incrociano.
Sempre restando sul sentiero 571, che da fondo valle sale al colle del Colombardo, qui giunti si prosegue per la borgata Sala utilizzando la breve traccia che di sopra porta sulla strada per questo abitato, sul quale ci s’immette, e che si percorre sino a che si raggiungono le prime case dov’è indifferente entrare da levante o da ponente dovendo poi per forza raggiungere la chiesetta di S. Grato.
Trascurata poi la traccia che sale a Celle e lo sterrato per Montecomposto e Rubiana, più avanti quella che scende a Piagnolo di Novaretto, superato un serbatoio dell’acquedotto, si continua sullo stradello centrale subito raggiungendo lo slargo dove termina. Qui giunti è ancora indifferente prendere la traccia verso valle o quella verso monte confluendo entrambe, più avanti, su quella più importante che da Novaretto sale a Celle. Nel primo caso si perde un po’ di quota transitando però per alcuni insediamenti abbandonati, mentre nel secondo caso l’attraversamento è più lineare. Così facendo si percorre un’interminabile diagonale di poco ascendente, quasi pianeggiante, subito intuendo che oggi per questi sentieri transitano pochissimi escursionisti. Sostanzialmente sempre evidente, di tanto in tanto segnata da tratti blu evanescenti, una traccia s’inoltra nel chiuso del bosco e superando l’alveo di uno scavato rio, raggiunge più avanti il punto in cui sembra sparire. Senza salire, rimanendo a sinistra del piccolo pianoro, proseguendo la si ritrova così riprendendo a traversare sino a che si termina sulla traccia più ampia e selciata che sale a Celle da Novaretto, sulla quale ci s’immette rimanendoci solo per pochi metri.
Alla svolta che segue la si abbandona per la quella che prosegue diritta sostanzialmente simile al tratto già percorso. Solo alcuni saliscendi dovuti al superamento di alcune asperità rocciose la differenziano, prendendo più avanti verso monte come suggerito da una freccia bianca dipinta su una roccia. Continuando a traversare, il raggiungimento di terrazzamenti segnala che un centro abitato non è molto lontano.
Superato ancora un rigagnolo e delle panoramiche rocce con ampia vista sull’ammasso roccioso della Rocca Bianca sulla quale poi si salirà, si termina più avanti sulla traccia sottostante e parallela che poi si prenderà per tornare. Un ultimo tratto nel bosco, lastricato e ampio, consente di raggiungere il punto in cui, accanto ad una bacheca sui “Percorsi di Roccasella”, si trova l’indicazione per scendere alla Sala.
Qui giunti, volendolo, si può proseguire ancora per un tratto raggiungendo in breve la caratteristica chiesetta con campanile della borgata Campambiardo. Altrimenti, alla bacheca, si piega a sinistra subito trovando il bivio dov’è segnalata la discesa a Caprie, che non si prende in considerazione, prendendo a destra la traccia evidenziata da segnature blu e numerosi ometti che sempre si presenteranno puntuali sino alla Rocca Bianca e ancora oltre. Costeggiando inizialmente i soliti muretti, alternando tratti in piano ad altri dove si sale o si scende a seconda di come è configurato il pendio, un lungo attraversamento stando sul versante dell’orrido di Caprie o sul crinale, porta la traccia alla base della Rocca Bianca mt. 698 ammasso roccioso da questa parte facilmente accessibile.
2 ore e 30 minuti c.ca da Torre del Colle.
Da questa panoramica, ma modesta vetta, con croce metalica, vista ampissima sulla valle, sui monti, sulla dirimpettaia Sacra e sulla pianura. Volendolo, sempre seguendo le segnature blu, si può ancora scendere di sotto al punto d’uscita della ferrata e delle vie d’arrampicata, dove si trova il contenitore per il quaderno di vetta, nel punto in cui la traccia prosegue scendendo all’abitato di Caprie.
Altrimenti, rifacendo la strada a ritroso, si torna alla bacheca ripercorrendo per un tratto il sentiero fatto in ascesa. Tralasciata un’altra deviazione per Caprie, giunti al bivio che segue si lascia la traccia che prosegue in piano per quella che scende che si percorrerà lungamente per tornare. Similare a quella percorsa nella prima parte dell’itinerario, parallela ma sottostante, non segnata ma sempre evidente, alternando lunghi tratti in piano ad altri dove si perde quota, piacevolmente attraversa un soleggiato versante terminando, più sotto, a Cantasello dove sorge un pilone di notevole fattura. Trascurata la traccia che scende a Novaretto, si prosegue per Sala subito raggiungendo le case Calcinera. Rasentati i muraglioni, superato il rio e più avanti la notevole chiesa dedicata a S. Anna, subito dopo già volendolo si potrebbe prendere il sentiero che scende. Proseguendo diritti per poco, superato il rio, ci si immette sulla traccia che da Piagnolo sale a Celle prendendola verso valle. Ampia, selciata, un tempo assai percorsa, scende vicino al rio, che si attraversa due volte, prima di raggiungere le case di Piagnolo, insediamento abitato servito dalla strada che si prende raggiungendo rapidamente al fondo la borgata Cascina. Allo stradone si prende a sinistra la via Pietra Rotonda, inizialmente asfaltata, che poi diventa stradello sterrato. Costeggiando case e recinzioni di villette, termina più avanti ad un’ultima costruzione dove inizia il sentiero che portandosi verso monte, subito piega entrando nel bosco. Ad un primo tratto in piano ne segue un altro che salendo attraversa il versante occidentale della Seja aperto, brullo, privo d’alberi, per questo assai panoramico. Raggiunto il punto più elevato e rasentato un traliccio elettrico, si comincia a scendere e sempre traversando, ora nel bosco, si raggiunge la sbarra di interdizione e poi lo slargo dove questo anello si chiude.
2 ore e 15 minuti c.ca dalla vetta della Rocca Bianca.
- Cartografia:
- Fraternali n° 4