Più che un’escursione è stata un’immersione in un mondo fatato. Partito sotto un cielo plumbeo (ma a che quota sarà lo strato di nuvole?), entrato sopra i 2.000 nel regno della galaverna (fili d’erba, arbusti e alberi spettrali), quindi nella nebbia. Ho avuto qualche problema a trovare l’Alpe Grom (non essendoci mai stato), poi, dopo un tentativo a vuoto ho trovato la traccia e le ho intraviste, mentre iniziava ad essere visibile il cielo. Subito sopra sono uscito dal mare di nuvole e l’inversione termica e stata istantanea! Grazia alla traccia (esile) e, soprattutto, alla precisa descrizione del libro di Marchisio sulle Valli di Lanzo sono arrivato nella valletta sotto alla cresta del Corno Bianco. Di qui qualche passaggio in mezzo alla pietraia e poi diagonale sull’erba ripida fino al colletto tra le due punte. Salita prima la punta Ovest (più alta e spettacolare) e poi l’altra: fantastico. Visto che le nebbie basse si erano dissolte ho deciso di scendere per la Costa di Pra Longis: giù dal colletto fino alla pietraia, attraversamento della stessa e risalita sulla cresta (circa 70 m di dislivello). Di lì in giù con un po’ di traccia, persa molte volte (conviene stare il più possibile sul filo. Intanto le nebbie si erano riformate, per cui a quota 2300, vedendo il Lago delle Sagnasse sotto e non vedendo invece più la traccia (che probabilmente scende ancora fino a 2200, aggirando a est un’asperità, e quindi al Lago), ho optato per una discesa diretta tra pietraie, rododendri e erbe: abbastanza disagevole ma mi ha consentito di raggiungere relativamente in fretta il Lago (tra le nebbie) e quindi l’alpeggio e il sentiero di rientro.
Punta che avevo fatto con gli sci parecchi anni fa, per la Costa di Prà Longis e che da un po’ volevo salire a piedi.
Visti una coppia di gipeti, un camoscio, una marmotta e un giovane cacciatore che rientrava …
Da solo, ho incontrato qualcuno che andava ai laghi, più su nessuno…
Conto di mettere più avanti le foto