Non ho mai creduto alla storie sui sogni.
Tuttavia dopo aver consumato relazioni cartacee e multimediali, dopo averne parlato a lungo: “come fare, come non fare, ce la facciamo a passare da lì? come sarà?”, riuscire a raggiungere una meta studiata, meditata (e sudata!) a lungo legittima le emozioni che si provano a sbucare in cima al Bianco sulla scia di un sogno.
Più di friends e ferraglia credo sia importante il desiderio di realizzare una salita; almeno per noi, in questo caso, è andata così.
Abbiamo spezzato l’ avvicinamento al Pilastro in due giorni: prima sera al Monzino e seconda sera ai bivacchi Eccles. A parer mio logistica fondamentale per l’acclimatamento.
Il ghiacciaio del Brouillard è in ottime condizioni, perfetto rigelo notturno e ottima traccia.
Consiglio di sfruttare i tempi morti al bivacco per studiare la discesa fino alla conca glaciale sotto i pilastri del Brouillard. Siamo scesi 20 m dal vecchio bivacco (ometti) per poi tenere leggermente la dx fino alla calata (lasciato cordino viola), da affrontarsi con estrema rapidità data la totale esposizione al brutto seracco soprastante. Quindi abbiamo seguito l’ottima traccia su terreno nettamente più tranquillo fino al canale a sx del Pilastro Rosso.
Dal termine della via piegare decisamente a sx per raggiungere i pendii del Picco L. Amedeo, caratterizzati da roccia molto marcia: seguire la linea che si preferisce, ad intuito.
Raggiunto il P.L.A. la cresta si complica. Percorrere un ventina di metri mantenendo il filo fino a reperire un sosta su cordoni per una calata da 25 m, che deposita ad una piccola sella in prossimità del picco successivo. Proseguire quindi sul filo con sali-scendi (eventuale tiro di corda da 50 m). La neve quindi diventa protagonista. Proseguire per affilate crestine nevose e tratti rocciosi fino al Monte Bianco di Courmayeur. Da qui in 20 min si giunge sul Monte Bianco di Chamonix.
Le possibilità per la discesa sono molte. Si possono raggiungere i rifugi Cosmiques o Torino seguendo la via dei Tre Monti, altrimenti è percorribile la normale italiana (pt di appoggio: rif. Gonella), oppure si può seguire l’Arete des Bosses.
Noi abbiamo scelto per quest’ultima, la quale tra l’altro offre grandiosi paesaggi, illuminati dalla luce del tardo pomeriggio (con sviluppo maggiore delle altre discese, ma senza significative risalite e con limitati pericoli oggettivi). Inoltre strada facendo ci sono diversi punti di appoggio, vedi la capanna Vallot, il Gouter o il rifugio sottostante.
Lasciandoci trascinare dalla gravità abbiamo raggiunto la stazione del trenino (Nid d’Aigle) a 2300 m. Seguendo il nostro percorso il dislivello negativo è sui 2500 m, ma come vantaggio si “dorme” a 5 m dall’ arrivo del trenino la mattina dopo (prima corsa alle 8:30). Noi siamo sbucati sul Bianco alle 17, per arrivare al Nid d’Agile alle 23.
A parer nostro il TD+ è un po’ riduttivo se si decide di proseguire fino in cima al Bianco.
Informazioni per il ritorno al parcheggio in Val Veny
-Dal Nid d’Aigle si raggiunge La Fayet con circa 1h e 45′ di trenino (28 euro a testa)
-Dal termine della corsa raggiungere la stazione ferroviaria; treni per Chamonix: 1h circa di treno, 6 euro a biglietto
-Arrivati a Chamonix raggiungere Place de la Gare da dove partono i bus per courmayeur: 14 euro a testa, 45′ di viaggio
-Si arriva quindi alla stazione bus di Courmayeur, dalla quale partono frequenti navette per la Val Veny: 2 euro a biglietto.
Quindi dalla stazione di Nid d’Agile alla Val Veny contare dalle 6 alle 8 h di viaggio.
Ottima cucina e ospitalità al rifugio Monzino.
Un saluto agli amici bresciani Claudio e Stefano incontrati durante l’avvicinamento.
Le avventure hanno un altro sapore se condivise con un grande amico.
Con Michele