Difficoltà: D ( IV / 35° )
Tempo: dalle 20 alle 24 ore da Plan veny alla vetta del Monte Bianco
Da Plan Veny (1565 m), si raggiunge per sentiero il lago delle Marmotte (1957 m). Si prosegue ancora per un breve tratto di sentiero verso il ghiacciaio del Miage per deviare poi a destra lungo ripidi pendii erbosi del crinale delle Aiguilles Rouge.
Lungo una specie di costola (dalla quale è sempre possibile vedere il ghiacciaio sottostante) si raggiungono delle roccette che si possono salire direttamente (punti di II) oppure aggirare sulla destra.
Seguono altri tratti di roccette intervallati da tratti erbosi ripidi (si punta sempre in verticale verso la cresta delle Aiguilles) sino a entrare verso sinistra in un canale roccioso. Lo si può salire sia lungo il bordo di destra (II, roccia solida) oppure superare direttamente lungo un primo salto roccioso (II) per uscirne poi a sinistra per cengie.
Si raggiunge così una specie di altopiano inclinato cosparso di detriti che occorre attraversare verso destra (da qui si può anche salire direttamente alla cresta delle Auguilles Rouges ma il tratto che ne segue poi non è dei più facili, con passaggi di III) sino ad intravedere un ampio canalone che precipita verso il ghiacciaio.
A questo punto si sale decisi verso la cresta sfruttando un canalone detritico con un salto di rocce a metà (II); poco prima di raggiungerne il filo, si prosegue verso sinistra attraverso cengie e canali (tratti di II+) sino a raggiungere la cresta vera e propria ad un intaglio tra la seconda e la terza guglia (si può anche stare sul filo scavalcando tutte le guglie, ma l’arrampicata è più esposta e si mantiene sul III grado).
Si sale quindi per rocce facili alla terza e più pronunciata guglia da dove per cresta si scende alla forcella che separa i due gruppi di guglie. Sempre restando in cresta si scavalca la quarta guglia per rocce facili, quindi dall’intaglio successivo occorre abbassarsi un po’ sul versante est per aggirare la quinta guglia (II e punti di III).
Raggiunto l’intaglio seguente si devono aggirare due gendarmi e poco prima di giungere sull’ultima guglia, la si evita per un canalino ed una cengia. Aggirata la cima si scende per salti rocciosi al col Brouillard (3281 metri):
Qui possibilità di bivaccare (materiale necessario). [8h-10h]
Dal colle si prosegue risalendo lungo la cresta di facili rocce rotte e tratti detritici (I con punti di II; dal colle alla vetta la difficoltà complessiva è valutabile PD+). Si procede sempre pressochè sul filo, spostandosi a sinistra solo per evitare dei tratti più ripidi comunque di poco conto, sino alla vetta della Punta Baretti (4006 m). [3h-4h]
Da qui proseguendo lungo l’accidentata cresta di rocce e neve (II) ed aggirando dei piccoli gendarmi, si giunge sulla sottile cresta sommitale ed in vetta al Mont Brouillard. [1h]
Da questa vetta, non esistono vie di discesa facili: si può percorrere a ritroso la non breve via di salita scendendo in val Veny (difficoltà complessiva AD, occorreranno almeno 8h-10h); è possibile seguire la via di discesa per il ghiacciaio del Brouillard, verso i bivacchi Eccles e il Monzino; ma una bella soluzione consiste nel completare la salita della cresta fino in vetta al Monte Bianco.
In quest’ultimo caso si scende al col Emile Rey (4027 m) per la breve cresta nord del Mont Brouillard, aggirando dei piccoli salti rocciosi.
Dal colle occorre abbassarsi di poco sul versante del ghiacciaio del Brouillard, dove una cengia porta ad un camino verticale, spesso verglassato; lo si risale per rocce liscie e verticali (III con passaggi di IV) sino a raggiungere una zona di rocce rotte miste a neve più facile.
Si prosegue passando a monte di un grande gendarme sempre per neve e rocce non molto difficili, fino alla cresta sud-ovest del Picco Luigi Amedeo (4470 m).
Per cresta (II) se ne raggiunge la vetta (possibilità di bivacco ma attenzione al gelo notturno, data la quota). [3h-5h]
Continuando lungo la cresta, ora piuttosto aerea, e aggirandone i salti rocciosi si perviene ad un intaglio. Si presentano ora dei risalti rocciosi: si possono superare direttamente (III), oppure aggirarli sulla destra per rocce più facili (II) sino a quando la cresta diventa nevosa senza grandi difficoltà. Dopo una cuspide rocciosa (punto dove si innesta la cresta dell’Innominata) ed alcune rocce rotte da salire preferibilmente verso sinistra, un ultimo pendio nevoso piuttosto ripido porta al Monte Bianco di Courmayeur (4765 m).
Da qui, inizialmente lungo la cresta nevosa (attenzione alle cornici che possono essere anche molto grandi) e poi scavalcando le rocce della Tournette (4747 m), si scende al col Major prima di risalire per un ampio dosso nevoso alla vetta del Monte Bianco (4807 m). [4h-5h]
Dal tetto d’Europa la discesa migliore e meno problematica è quella per la cresta delle Bosses, il Refuge Vallot (raggiungibile in un’ora e che può sempre essere usato come ricovero di fortuna per un eventuale bivacco) e l’Aiguille du Gouter, dove ci si può fermare all’omonimo rifugio sempre affollatissimo (2 ore dalla cima del Bianco) prima di proseguire per la pericolosa ed iperfrequentata costola detritica sino al Refuge de Tete Rousse ed al trenino a cremagliera del Nid d’Aigle.