Per l’arrampicata sono utili 3-4 fettucce con moschettone e un paio di friends per fare ancoraggi volanti in un paio di tratti più esposti.
Il rifugio è molto confortevole seppure senza acqua corrente (non ci si fa la doccia) e piccolo e dotato di un locale distaccato di una decina di metri dove hanno dormito le guide, si mangia più che decorosamente, offre bevande e le tariffe sono in linea con quelle degli altri rifugi in quota. E' gestito da una ragazza (Manon) gentilissima che è un computer: riesce ad organizzare i turni per la cena e la colazione sull'unico tavolo disponibile (si mangia in 9 - 10 al max x turno).
Il primo giorno, posteggiato a La Gruvaz 1.130 m, ci si incammina lungo la carrareccia che arriva agli Chalets de Miage 1.559 m, luogo ameno e molto frequentato dai turisti. Si prosegue lungo una traccia di sentiero che attraversa tutto il pianoro per inerpicarsi lungo una costola morenica in direzione nord-est. La salita è continua ma agevole fino ad incrociare il sentiero balcone che arriva dal Col de Tricot (altra via di accesso). Si prosegue ora con pendenza più moderata verso sud-est fino ad incontrare il refuge del Plan Glacier 2.680 m.
Calzati i ramponi, si oltrepassa il rifugio perdendo qualche metro per aggirare lo sperone roccioso che lo affianca. Si rimonta subito dietro fino a che, con l’aiuto di alcune corde metalliche, si raggiunge un nevato (ad inizio stagione) che si traversa sempre in direzione sud-est. In breve si giunge ad un’altra costola rocciosa che si supera con un traverso ascendente su una facile cengia. Altro nevato da attraversare per giungere alla terza costola rocciosa, un po’ più marcata della precedente. Si supera rimontando anche qui una cengia ascendente. Giunti sulla sommità della costola (ometti) , occorre scendere disarrampicando su semplici cenge seguendo un cavo metallico che ad un certo punto sembra pendere lungo la verticale; seguirlo per il percorso più logico imboccando una cengia-canale che cala verso destra scendendo fino a che si guadagna il ghiacciaio del Miage. Lo si traversa per tutta la larghezza (in stagione non troppo avanzata è tutto bene coperto ed agevole, anche se soggetto alle scariche di neve dai pendii sovrastanti) fino a che, con un’altra cengia ascendente , si guadagna la costola (di pietre e sfasciumi) q. 2.800 ca. che occorre faticosamente rimontare per guadagnare il Col de Miage su cui è adagiato il rifugio Durier 3.369 m.
Dal rifugio, partendo tra le 3.00 e le 4.00, si rimonta la facile cresta nevosa alle sue spalle. Si superano alcune facili roccette da quota 3.730, superate le quali un altro tratto di cresta nevosa più stretta adduce alla base del tratto di arrampicata di circa 80 metri di dislivello.
Lo si può affrontare mediamente per la cresta tenendosi generalmente tra il filo e il lato est (destra salendo – italiano). Sono tutti passaggi non troppo difficili e con buoni appigli e appoggi e generalmente lo si sale di conserva mettendo qualche ancoraggio ogni tanto per sicurezza. Quando si arriva in un diedro che sbuca in cresta, si nota una catena ancorata a 2 spit. E’ la fine della arrampicata e la catena è per 3 calate in doppia di circa 20-25 metri max che, in caso di ritorno per la medesima via, permettono di arrivare sul pendio nevoso sottostante, da cui si guadagna facilmente la cresta nevosa in prossimità dell’attacco incontrato salendo.
Da questo punto, in caso di condizioni buone della via (assenza di ghiaccio) è ormai fatta. Si è quasi a 3.900 m. Ancora tratti di neve alternati a facili roccette adducono al pendio finale che non presenta particolari difficoltà e si sbuca direttamente in vetta.
Da qui, o si ritorna per la via di salita, o si prosegue in traversata verso il Col de Bionnassay.