Pasqualetti Luca (Bivacco) traversata dalla Becca di Faudery per la Becca Crevaye

Pasqualetti Luca (Bivacco) traversata dalla Becca di Faudery per la Becca Crevaye
La gita
enzo51
4 18/07/2020
Accesso stradale
Tutto a posto

Come 5 anni fa ricalchiamo i passi di allora a me noti, almeno fino alla Faudery, senza grossi problemi. I ramponi servono fino a prendere le rocce, poi si possono levare e mai piu rimetterli in quanto tutto asciutto fino al Pasqualetti. Avevamo un set di friend medio piccoli venuti utili laddove gli spit specie nei tratti aerei risultavano alquanto distanti tra loro.
La cresta come precisato e’ tutta un po’ ballerina, molto articolata nonche’ affilatissima, quindi tale da essere attraversata caricando con estrema cura e delicatezza tutto cio’ che si trova di meglio e di meno meglio per procedere sempre prestando a ogni passo il massimo dell’attenzione. Nei passi chiave oltre il Colle Bonacossa, un paio di scarpette aiutano a superare al meglio i passi piu’ atletici, un paio non di piu’. Consolatoria la vista del bivacco sotto i nostri piedi, una qualvolta superata anche la becca Crevaye, lo raggiungiamo dopo tre ore e mezza di traversata saliscendi, per lo sviluppo di almeno un km da becca a becca.
La presenza di un bivacco cosi moderno e confortevole in un posto tanto bello quanto assurdo e’ il cammino da compiere per arrivarci, sulle prime ci sconvolge lasciando spazio a piu’ di una riflessione..ma poi si capisce che sotto sotto c’e’ anche uno scopo..
Scesi ad ammirare e ovvio a fotografare il suggestivo foro che da il nome alla cima Crevaye, che sta per forato in patois.
Non ci siamo dilungati oltre e ripreso il cammino a ritroso ripercorrendo i passi dell’andata con aumentato livello d’attenzione per stanchezza sopraggiunta, e all’atto di scendere a riguadagnare il colle Bonacossa con le doppie, tutto all’improvviso un boato ci ha fatto sussultare. Un macigno dalle dimensioni di un frigirifero si e’ staccato di poco a lato di dove stavamo operando, dal recente crollo di cui ho reso nota nella descrizione itinerario, rovinando giu’ con gran clamore fino alla piana del Regondi. Passata la fifa, riprendiamo l’umile cammino mai tranquillo, fino una qualvolta’ poi scavalcata la Faudery ormai fuori dalle difficolta’ con un ultima doppia da 30m (avevamo due mezze da 30m che abbiamo unito), ci leviamo definitivamente dai casini.
Ancora lunga tornare giu’ a Ruz niente comunque rispetto a poco prima.

Con Franco G. una garanzia per gite di nicchia fuori da questo tempo come in questo caso, dove difficolta’ tecniche e pericoli oggettivi si fondono in un tutt’uno.

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