- Accesso stradale
- parcheggio a pagamento 3€ sotto la diga di Morasco
Partenza da Riale alle 7.30, sole quasi subito dalla fine della diga, giornata tersa e senza una nuvola.
Poco dopo la diga si incontra il bivio a sinistra per il Lago del Sabbione e i vari rifugi, il sentiero sale molto ripido incanalandosi in un canalino di erba e roccette, per poi scendere di qualche metro sino ad una piccola baita. Da qui su consiglio di un local, anzichè seguire il sentiero per i rifugi Mores e Città di Somma Lomdarda, proseguito sul fondo del pianoro a fianco del ruscello, seguendo tracce e ometti, per poi salire il pendio erboso che punta al bordo destro della Diga del Sabbione, risparmiando così un po’ di percorso e qualche saliscendi. Costeggiata la bellissima diga ai piedi dell’Arbola, proseguito sul bel sentiero a tratti morbido a tratti più faticoso fino al rifugio Claudio e Bruno (posizione magnifica). Si prosegue a monte di esso per un tratto ancora su erbetta fino a che iniziano i dolori. La salita diventa davvero ripida e molto faticosa su terreno sabbioso e polveroso, un tratto in particolare è davvero micidiale, poi sopra migliora e diventa più dolce e si sale per dossi detritici sino a raggiungere una sella sul bordo del sofferente ghiacciaio che ormai è ben distante dalla traccia di salita.
Non resta che superare l’ultima rampa, seguendo una delle numerose tracce fino alla cima dalla quale si apre un panorama infinito. Per onor di cronaca 3h45′ dal parcheggio sotto la diga di Morasco, tirando abbastanza.
Dopo una lunga e meritata sosta, discesa per la via di salita fino ad un bivio sopra il Rifugio Claudio e Bruno, poi deviato per una traccia evidente seppur non segnalata verso il Rifugio 3A. Dopo un tratto in falsopiano però questa si impenna e ha richiesto 190 m di dislivello aggiuntivo su pendenze assassine. Peccato poi il rifugio attualmente sia chiuso per alcuni giorni…
Da qui discesa un po’ avventurosa per tracce lungo la morena dell’ormai estinto ghiacciaio del Siedel, su terreno molto selvaggio e particolare, dapprima per detriti poi su bancate di roccia, difficoltà comunque escursionistiche. La traccia arriva al Piano dei Camosci poco distante dal Rifugio Città di Busto. Quindi discesa rapida sul Bettelmat e da qui a Morasco, compiendo quindi un bell’anello, che allunga un po’ il percorso ma lo rende più vario. Il dislivello in questo modo è stato di quasi 2000 m.
Oggi un buon numero di persone in cima, qualcuno salito in giornata molti dai rifugi, ma al mio arrivo in cima ho potuto godere a lungo di solitudine. La gita è molto faticosa ma spettacolare, si fa in giornata a patto di avere un buon passo e una gran motivazione altrimenti risulta più godibile spezzarla in due giorni (vale la pena vista la bellezza dei luoghi).