Dal tornante si prende il sentierino che sale nel bosco nella zona boulder, dove si possono ammirare massi di tutte le dimensioni e forme, piuttosto frequentati. Di lì in poi si deve un po’ inventare l’itinerario per arrivare all’inizio della cresta, destreggiandosi tra alberi, cespugli e salti di roccia. Scrivere una descrizione dettagliata della cresta non ha senso, perchè è molto lunga, molto varia e piena di innumerevoli pinnacoli e torrioni. Roccia molto buona nella prima parte, alcuni tratti friabili nella seconda. La roccia è molto lavorata, scagliette e cristalli che sporgono e la rendono ben grippante per i piedi, usurante per le mani, e pericolosa in caso di caduta.
Se si vogliono evitare le difficoltà è quasi sempre possibile, se invece si segue il filo risulta più impegnativa, se poi si vogliono andare a saggiare placche e spigoli che si incontrano sui lati della cresta, allora si può trovare pane per i propri denti. E’ possibile in molti punti abbandonarla scendendo sul versante S e poi proseguire verso Valdinferno per pendii ricchi di arbusti. L’ultima parte è costituita da numerosi torrioni non difficilissimi ma da ognuno dei quali per scendere e proseguire occorrerebbe fare delle brevi doppie, quindi conviene scendere a S nella pietraia sottostante, traversare e riprendere il filo più avanti.
Terminata la parte rocciosa si può proseguire verso il cocuzzolo terminale, e di qui scendere al rifugio Silvietto, e poi per sentiero e mulattiera a Valdinferno
- Bibliografia:
- Andrea Parodi "Scalate facili e sentieri difficili" Andrea Parodi editore 2019