Per raggiungere l’attacco, non uscire di un metro dalla via e scendere in doppia quasi tele-guidati, stra-suggerisco la relazione dei Sassbaloss: http://www.sassbaloss.com/pagine/uscite/campanilebasso/campanilebasso.htm
Sul tiro chiave, appena superato il tratto di V-, cioè subito dopo aver moschettonato l’ultimo chiodo ravvicinato, c’è il rischio di sentirsi un po’ persi in placca e avere la tentazione di andare a sinistra: invece basta individuare il diedrino che sta un po’ in alto a destra e puntarlo dritti per dritti su difficoltà decisamente decrescenti.
Capitolo materiale: guide locali, gestori dei rifugi e ripetitori hanno avuto il buon senso di non aggiungere chiodi a profusione. Quindi ci sono pochi chiodi dove servono e alcuni dadi incastrati, ma è necessario integrare. Noi abbiamo usato friend BD fino al n.3 (utilizzati quasi tutti) e friend BD serie 0, sostituibili con nut piccoli e medi.
In discesa consigliabile non aver fretta fino allo Stradone provinciale e fare doppie corte, senza saltare soste.
La linea e la roccia della via, l’ambiente che la circonda e l’aura mitica della quale il Campanile Basso è quasi fisicamente circonfuso meriterebbero 5 stelle. Ne “concedo” solo 4 per il vizio moderno di non esaltarci più sulle vie “facili”: allego le scuse, doverose.
Con Luigi, in una stupenda giornata dal sapore già autunnale.