- Accesso stradale
- Ci sono alcuni posteggi liberi appena prima di giungere ai Bagni di Masino
Premetto di parlare con la voce di chi ha percorso per la prima volta una via di questo tipo, quindi non esattamente un esperto.
Ultime precipitazioni prima della nostra ripetizione: tre giorni prima; nonostante questo, anche il Diedro Nero era completamente asciutto (ci avevano suggerito di fare attenzione a quel tratto, che, rimanendo bagnato più a lungo, può risultare insidioso).
Un viaggio intenso, favoloso, completo e, per noi, lunghissimo, che trascrivo anche perché continua a perseguitarmi nel sonno: il cammino, il giorno precedente, di tre ore e mezza, fino alla Gianetti; l’avvicinamento in un’ora e mezza; ben dieci (già!) per arrivare in vetta alla punta Angela; due e mezza per le calate.
APPUNTI
– Il tratto di cresta delle lunghezze 3 e 4 può diventare scomodo per l’attrito delle corde, se non gestite a dovere. Forse fare una conserva corta sarebbe l’ideale per velocizzare i tempi e godersi a pieno quella parte (abbiamo contato una settantina di metri — Versante sud ne indica 80, qui su Gulliver solo 55).
– Alla fine degli incredibili 35m della quinta lunghezza, la Schiena di Mulo, abbiamo attrezzato la sosta su speroni (il chiodo indicato mica l’ho visto!).
– Abbiamo spezzato L6, come indicato in altre relazioni, ma forse non sarebbe stato male saltare la sosta intermedia, nonostante da questa occorra procedere decisamente in discesa.
– Abbiamo percepito le difficoltà della fessura del Salto Giallo maggiori rispetto ad alcune relazioni, forse perché poco avvezzi a questo stile d’arrampicata; secondo noi si avvicinano a quelle della lunghezza chiave e superano quelle del diedro di L7.
– Gli ultimi due tiri sono stati per me una ciliegina sulla torta, per quanto riguarda l’impegno psicologico: le lame mi sono parse davvero delicate e, nonostante le basse difficoltà tecniche, non mi è stato facile individuarne alcune che mi paressero buone per piazzarci dei friends (ho preferito talvolta i dadi). Come si legge su Sass Balòss, la penultima sosta si trova, dopo aver aggirato lo strapiombino a dx, riportandosi leggermente a sx.
– Le calate, tranne la quarta (tramite cui si raggiunge la cengia con ometto, alla destra del quale si raggiunge la sosta successiva), sono, come descritto, pressoché verticali; i fix delle soste però non li abbiamo trovati collegati.
Ringrazio anzitutto Will, devo dire proprio buon amico e compagno di viaggio! Quindi Fil per le dritte. Ultimi ma non ultimi, Mimmo e i regaz della Gianetti, per l’accoglienza e per averci prima dato informazioni sullo stato della via, poi dato un occhio, dietro al cannocchiale, durante l’arrampicata e infine per aver lasciato accesa una luce all’esterno del rifugio!
(copertura telefonica buona nei pressi della capanna)