Scegliamo questa zona delle alpi in quanto all’apparenza la meno colpita dalle recenti precipitazioni.
Partiamo così da Noasca per tre giorni con uno zaino modello “calvario” (io + lo zaino 100 kg, pesati..) per arrivare dopo 6 ore e 10 al bivacco Ivrea. Per fortuna non incontriamo nessuno con cui dividere il poco spazio.
Il giorno dopo partiamo non prestissimo e con la vana l’ambizione di raggiungere il Gran Paradiso (per il colle dell’Ape) per poi scendere al Vittorio Emanuele, ma ben presto ci rendiamo conto che con degli zaini simili non possiamo arrivare troppo lontano. Per andar fin li abbiamo dovuto portarci dietro tutto.
Raggiunta l’altezza del Colle Chamonin, decidiamo di accontentarci della Punta di Ceresole e lasciamo gli zaini per salire liberi gli ultimi 100m fino alla cima. Senza corda per non muovere troppe pietre.
Ci va bene così, il panorama è spettacolare anche da qui. Peccato però aver portato tanta roba inutilmente.
Per esattezza abbiamo raggiunto la cima ovest. Non avevamo voglia di allungare ulteriormente il percorso per salire la cima est, di qualche metro più alta. Dal bivacco alla cima e ritorno, 10 ore.
Discesa senza problemi anche grazie ad alcuni ometti lasciati per prudenza. Seconda notte al bivacco e discesa a Noasca con tutta calma il terzo giorno.
Gita senza particolari difficoltà alpinistiche. Tuttavia lunghissima e quasi sempre senza copertura telefonica. Viste le condizioni attuali, picozza e ramponi inutili. Corda a discrezione.
Il ghiacciaio di Noaschetta è ridotto ad un mare di pietre. Bivacco in buone condizioni.
Cielo terso e aria immobile per tre giorni. Incontrato nessuno.