Ceresole (Punta di) da Valnontey e il colle di Chamonin, il versante sud e la cresta Est

Ceresole (Punta di) da Valnontey e il colle di Chamonin, il versante sud e la cresta Est
La gita
enzo51
4 12/07/2015

Tutto ben tracciato anche se eterno l’avvicinamento. Scalette e catene poste correttamente nei tratti piu’ esposti e di aiuto in quei casi quando la roccia e’ bagnata. Ultimo tratto a uscire sul ghiacciaio senza riferimenti. Un valloncello pieno di un ammasso caotico di pietre enormi accatastate. Piu’ a sx sotto la fronte glaciale di ghiaccio vivo, la salita per ripidi nevai con traverso finale a uscire sulla dx si presenta piu’ agevole e veloce. Ghiacciaio con pochi crepacci semichiusi, aggirabili agevolmente. Le tre terminali compresa la piu’ alta posta alla base della corta paretina finale, sono ben unite, quindi anch’esse superabili senza problemi. Ultimi 25m a uscire alla forcella a dx della vetta massima, in ghiaccio vivo. Consigliabili due picche e un paio di ramponi ben affilati. Girotondo a passare tagliando sotto cresta lato sud su terreno smosso, fortemente esposto, per giungere sulla cresta finale dal lato opposto (est) e vedere la sommita’ al fondo dell’aereo e ormai relativamente breve tratto finale di cresta che implica negli ultimi pochi metri una calata ad un netto intaglio 5m (cordino per calata in posto). Una successione di erti gradoni rocciosi (II+) e la vetta con triangolino annesso e’ cosi’ raggiunta. Consigliabile la discesa per la cresta ovest di massi accatastati al Col Chamonin, previo discesa in doppia sul vuoto gli ultimi 4-5mt (10-12m attrezzata di fresco, il vecchio cordone troppo danneggiato non offriva piu’ garanzia di sicurezza). Altro di tecnico non saprei cosa aggiungere oltre a ricordare che si tratta cmq di un ascensione di alta montagna dove e’ necessaria padronanza della tecnica d’arrampica (mai estrema) ma in ambiete severo in costante presenza del vuoto e su roccia poco rassicurante e con tutti i pericoli oggettivi tipici che questi ambienti d’alta quota comportano.

Ne sono passati ben 36..dalla prima salita avvenuta nel lontano 79 dall’Ivrea. Mai piu’ immaginavo di arrivare al punto da nemmeno riconoscere di esserci gia’ stato su questa montagna, allora docile, ora piu’ ostile che mai. Baratri come originati dal nulla. Roccia non piu’ rassicurante come allora dal punto di vista della qualita’. Quindi va sottolineato ancora una volta che le montagne non sono piu’ quelle di 30.40 anni fa’. Necessitano di piu’ cautela e vanno salite con piu’ circospezione e piu’ consapevoli dei maggiori rischi da correre che un tempo. Ma la passione porta a soprassedere a tutto questo..e quando la molla scatta, non c’e’ santo che tenga..Davide e Tiziana..miei compagni in questo viaggio attraverso i ghiacci della Tribolazione. Tutti soddisfatti per essere riusciti a porre piede di fianco al triangolino di vetta al termine di una lunga elaborata e faticosa marcia d’approccio in uno degli angoli piu’ selvaggi del Gran Paradiso.

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