Da Cervina alla Carrell tutto d’un fiato, ma poi si paga il giorno dopo senza un adeguato riposo. La cresta gia’ di per se impegnativa, finisce per richiedere un impegno doppio di quanto basterebbe. Lieve spolverata (gia’ all’ora di cena col rifugio gremito come sempre, fuori nevica..), che ha richiesto l’uso dei ramponi una qualvolta sbucati in cresta 4080m in vista del Pic Tyndall. a monte della Grande Corde. Molte le cordate a cimentarsi a tutte le ore del giorno e della notte su questa famigerata (ma accidenti anche quanto faticosa..) cresta. Un flusso continuo di arrivi e partenze allo scalo Carrell, in prevalenza da paersi stranieri. Pochi gli Italiani, solo altri due a parte noi su questa montagna simbolo, che ogni alpinista che si consideri tale, primo o poi deve salire anche solo una volta nella vita. La discesa si sviluppa in prevalenza su doppie, formidabilmente attrezzate..mica si scherza qui..siamo sul Cervino..le nostre almeno una ventina comprese quelle a valle del rifugio tutte scrupolosamente da 30m.
Rientro a Cervinia ancora in giornata a ormai notte fonda.
Al Cervino per la quarta volta, dopo gli sfortunati tentativi dei primi anni 80 sempre su questa cresta, salita poi dall’hornly in tempi piu’ recenti’, col conto cosi saldato con quest’ostica montagna anche per la piu’ difficile cresta italiana, con Franco G. e Patrizio.