Cervino o Matterhorn Cresta del Leone

Cervino o Matterhorn Cresta del Leone
La gita
giuliof
5 08/09/2021
Accesso stradale
Ok Cervinia, park impianti o altri.

Dopo una nottazza da incubo, partiti molto presto dalla capanna dato che non conoscevamo la via, appena dietro le prime cordate, intorno alle 4. Uscire dalla capanna sotto un cielo stellato e vedere le luci delle frontali che si arrampicano alla Corda della Sveglia ed ai successivi canaponi non ha prezzo! I dubbi che ci girano per la testa sono tanti… troppi, ma un pezzettino alla volta si sale. Guide con cliente ci raggiungono e ci superano, ci danno indicazioni utili, ci rincuorano, qualcuno dice che ci ha visti partire e che stiamo andando molto bene, a maggior ragione se non l’abbiamo mai fatta. Dopo i primi faticosi risalti e qualche cengia esposta ma camminabile, incontriamo un bel cavo d’acciaio che ci porta rapidamente alla base della Gran Corda (… catena !) dove i più lenti cominciano ad arrancare. Giunti in cima a questo tratto si riprende la cresta e mentre ci ripigliamo un attimo dopo il brusco strappo verticale, sbuca fuori un giovane bergamasco il cui socio, patendo la quota alla capanna, lo aveva lasciato salire da solo. Uniamo le forze e ci leghiamo tutti e 3 alla mia mezza da 60 che metteremo doppiata: la cordata diventa più lenta ma ne guadagna in stabilità ed efficienza, le manovre si allungano, ed io che sono quello più avanti negli anni ho tempo per rifiatare e ne traggo il maggiore beneficio. Il giovane è agilissimo nelle manovre e i tempi maggiori sono ampiamente compensati dalle sue capacità, la cordata diventa più macchinosa ma si muove come un carro armato, sempre agganciata da qualche parte nei punti più critici, grazie alle numerose protezioni in loco. Il Pic Tyndall, grazie alle condizioni asciutte e perfette viene così risolto senza problemi a/r. Sia la salita che le gibbosità della cresta sommitale scorrono via velocemente grazie a temperature ottimali con poco vento e all’alternanza tra me ed il giovane sui vari saliscendi, sempre in conserva protetta anche nelle brevi discese. Le rocce sono solide e danno confidenza, il grado è facile e si alternano a tratti scorrevoli di sentiero molto battuto tanto che a tratti sembra di essere sulle vie del Teddy al Musinè. Qui la fatica è poca e la quota non pesa più di tanto. Passato comodamente l’enjambe, poi la faccenda si fa un pochino più spessa. La scala Jordan è inagibile a causa di recenti cadute di massi. Si percorre quindi un’ultima sequenza di canaponi allestita dalle Guide del Cervino a sinistra della medesima con tratti decisamente fisici e verticali che conducono in vetta a questo famoso rilievo. L’attraversamento alla cima svizzera richiede picca e ramponi ma si sbroglia in una manciata di minuti a/r, prestando attenzione a qualche breve tratto di ghiaccio vivo e all’incrocio con altre cordate. Missione compiuta, indimenticabile anche da un punto di vista umano: incontrato ovunque molta disponibilità, collaborazione e gentilezza da parte di tutti. In discesa dal medesimo percorso sempre tenendo in primo piano la sicurezza, quindi ove possibile, doppie a tutto spiano: credo ne abbiamo fatte una quindicina, forse una ventina in tutto. In un paio di casi abbiamo rischiato l’incastro e sfilando la corda dalla base della Gran Corda sono stato sfiorato da un bel cocomero. Per l’avvicinamento alla capanna, vedere altra relazione. Grazie a tutti per questa incredibile avventura!

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