Per 1000 m di dislivello non ci sarà sentiero, ma soltanto sporadici ometti a indicare la via, ad ogni modo non si incontrano pietraie problematiche o instabili, anzi tutto sommato il terreno è meno disagevole di quel che si possa credere.
Richiesta giornata dal meteo perfetto, con visibilità ottimale ed è molto utile (quasi indispensabile) la traccia gps allegata.
A inizio stagione servono piccozza e ramponi per superare dei nevai ripidi, a fine stagione o inizio autunno è possibile al mattino trovare del verglas sulle rocce montonate lungo la salita.
Percorso fattibile anche in giornata (richiede ottimo allenamento) grazie allo sviluppo non esagerato.
Si passa sul torrente Doron de Termignon attraversando il Pont du Chatelard, e continuando per alcune decine di metri su una stradina sterrata a destra, fino a incontrare la palina indicatrice per il Refuge d’Arpont (tempo 3 ore ma con passo normale si impiega meno). Il sentiero dopo un tratto rettilineo inizia una lunga serie di tornantini bel bosco prima, e per pascoli con ruderi di baite dopo, salendo in maniera sempre decisa.
A 2050 m nei pressi delle baite le Mont, si incontra il sentiero GR5 (utilizzato da chi compie il tour della Vanoise), che va seguito verso destra compiendo un lunghissimo mezza costa molto panoramico, ora in salita molto più dolce. Aggirato un costone si entra nel vallone sottostante il Dome de l’Arpont, con già visibile all’estremità opposta il gruppo di costruzioni del rifugio. Superate diverse baite diroccate e la Chapelle de Saint Laurent, con un ultimo strappo più ripido si raggiunge il bellissimo e confortevole Refuge de ‘lArpont 2310 m.
Si continua a monte del rifugio, in direzione ovest, percorrendo una dorsale erbosa piuttosto ripida solcata dal sentiero che conduce al Lac d’Arpont. Questo sentierino va seguito per 150-200 m di dislivello fino nei pressi un ripiano erboso prima di una caotica pietraia di enormi macigni. Qui si abbandona la traccia e si sale il pendio di erba e macereti a destra, non ci sono nè ometti nè tracce ma non c’è percorso obbligato. Si punta al crestone sovrastante evitando l’ultima parte del pendio che diviene molto ripida, ma traversando a destra si raggiunge un ripiano sulla cresta spartiacque con il versante del Lac de Chasseforet (non ancora visibile). Si percorre la dorsale verso ovest da quota 2800 m circa, che poi diventa un ampio terrazzo sospeso, non conviene prendere troppo quota perchè tanto poi ci si imbatte nell’ostacolo insuperabile della quota 3128 m, ma conviene proseguire a vista a mezza costa per erba prima, e poi attraversando per un tratto abbastanza lungo una pietraia , restando a circa 2900 m di quota, raggiungendo dall’alto il Lac de Chasseforet.
Ora l’obiettivo è arrivare ad una dorsale morenica sulla perpendicolare della fascia di terra compresa tra i due laghi. Per arrivarci si potrebbe dover attraversare dei nevai ripidi, specie a inizio stagione. Non ci si faccia ingannare dalla possibilità si salire già il pendio-canalone a destra della quota 3128 m, questo porterebbe poi su un nevaio molto ripido e su delle balze rocciose non facili e spesso umide. Raggiunta la dorsale morenica composta da terriccio e piccole pietre, si possono notare alcuni ometti di pietre che invitano a risalirla, in direzione sud; la morena via via lascia spazio alle prime fasce rocciose molto semplici, non c’è un percorso obbligato ma se si segue la logica, alternando gradoni di roccia a fasce detritiche, si sale senza problemi; il suggerimento è di restare sempre al centro di questo pendio, lasciando il ruscello principale a destra e poi i resti del ghiacciaio anche essi a destra, e una più marcata barriera rocciosa che precipita a sinistra.
A circa 3100 m si raggiunge un ripiano, ampio terrazzo roccioso lambito dalla parte superiore del glacier du Dome de Chasseforet (sotto la barriera rocciosa c’è un altra parte, ormai non più collegata). Dal ripiano si traversa in piano (ometti) su una ampia cengia di rocce bianco/rosastre, per aggirare le placconate di roccia sovrastanti. Quasi raggiunta la cresta est del Dome de Chasseforet, fino ad un punto in cui non si potrebbe più proseguire, si individua un passaggio dove ci si aiuta con le mani, per superare un terrazzino (unico passaggio leggermente impegnativo) che porta poi sugli spalti rocciosi superiori, un dedalo di rocce montonate molto semplici da salire, qui gli ometti si fanno più numerosi. Restando all’incirca al centro del “labirinto” roccioso, questo termina e lascia spazio ad una pietraia di colore scuro; non appena possibile si volge a sinistra cercando di raggiungere il crestone est del Dome, superando un breve pendio di pietrame un po’ ripido e instabile ma privo di pericoli. Una volta raggiunta la cresta, va seguita fino in cima, ancora per un tratto su pietraia di medie dimensioni e poi per detriti più fini e chiari. Raggiunta quella che si poteva pensare essere la cima, in realtà è solo l’anticima, posta a breve distanza dalla cima vera e propria, che si guadagna con uno zig zag tra pietre.
Discesa dal versante di salita, con una possibile variante per evitare il traverso su pietraia e la ripida discesa sul rifugio, è di ridiscendere dal percorso di salita fino alla morena sopra il Lac de Chasseforet, ora anzichè traversare su pietraia si continua a scendere obliquando verso il lago in direzione est; non si scende al lago (ci sono dei salti) ma si continua in leggera discesa finchè la pietraia lascia spazio a spalti erbosi, e uno di questi (ometti) indica il punto in cui si può scendere sul vasto altopiano costellato di laghetti, lasciando il lago principale alle proprie spalle. Si continua comodamente, seppur senza tracce evidenti, sull’altopiano avendo cura di spostarsi sempre leggermente verso sinistra (basta passare nei pressi dei laghetti). Quando l’altopiano sembra precipitare nel nulla, ecco che sotto appare il sentiero GR5 proveniente dal Refuge du Col de la Vanoise, che si raggiunge con una breve discesa più ripida su erba. Raggiunto il sentiero lo si segue a destra, e con qualche lieve saliscendi e poi in discesa condurrà al Refuge d’Arpont, e da qui al Pont du Chatelard.