Dopo la ferrata ho proseguito in direzione Chezalet dove si arriva con un traverso e poca salita attraverso tracce e tratti di mulattiera che si alternano tra terrazzamenti e vecchi pascoli. Di pregevole fattura il dipinto al termine della strada, raffigurante un eremita in preghiera e la meridiana poco più in basso. Ma siccome l’appetito vien mangiando, esplorata questa prima e bellissima borgata e quella che le sta di fronte a pari altezza, decido di visitare anche le altre 2 più in alto, attratto anche dalla monumentale chiesa bianca che sovrasta la valle. Non conoscendo la zona e non avendo pianificato nulla, mi cerco i sentieri e le salgo una per una, facendo sempre ritorno alla prima, salvo poi scoprire che le 2 più in alto sono collegate tra di loro da una strada che prosegue verso altri vecchi insediamenti. Discesa a completare l’anello verso il fondo valle passando nella stretta ed umida gorgia semi attrezzata: per fortuna una specie di ringhiera in legno permette di tenersi, altrimenti la scivolata sulle traverse del ponte, anch’esso di legno, è assicurata. Oltre alle 4 borgate più grandi ho intravisto altri gruppi di baite più in alto ma qualche goccia di pioggia mi trattiene dallo spingermi oltre, nel complesso il meteo ha comunque tenuto. Notevoli i terrazzamenti che si estendono a perdita d’occhio su ogni pendio al fine di sfruttare ogni metro di terra, anche nei posti più impervi. Bel giro ad anello, ispirato anche dalla salita autunnale alla Punta Raccias dalla Val Massello, sfruttando la ferrata come “rampa di lancio”.