Da Forno Alpi Graie si raggiunge, per sentiero ben segnato, con lungo percorso nel vallone di Sea, carico di storia dell’alpinismo, il bivacco Soardi-Fassero 2297 m (3.30 ore). nel 2010 sono state rifatte le passerelle sulla Stura di Sea. Acqua in genere a 30 metri dal bivacco in direzione del fondo del vallone.
Il giorno successivo, si segue il sentiero che scende nel vallone (è bene fare una ricognizione il giorno prima, perchè al buio i radi ometti sono poco visibili ed è facile infognarsi su balze rocciose), lasciando sulla sx un enorme masso (buon riferimento), ed attraversando un paio di nevai. con ripida e faticosa marcia su terriccio si giunge alla quota 2780 m, dove fino ad una quindicina di anni fa c’era la fronte del ghiacciaio di Sea. Si prosegue ancora verso il colle di Sea per un centinaio di metri, fino allla fine delle rocce montonate sulla sx. Da qui (quota 2800) è ben visibile un valloncello nevoso o detritico, con un gobbone al centro (quota 2980). con percorso non obbligato, la si aggira sulla dx (consigliabile quando ci sono ancora nevai, altrimenti è un’immonda pietraia instabile), per raggiungere altri valloncelli detritici. superando una dorsale si giunge sulla calotta del ghiacciaio dell’Albaron di Sea. Ora è ben visibile la parte inferiore della cresta est, con il ripido raccordo che porta alla “clessidra”, il canalino nevoso ad inizio stagione (45°) che conduce al “pan di zucchero”, il caratteristico pendio triangolare nevoso che costituisce l’accesso alla parte finale e più estetica della cresta est. Per ghiacciaio/nevaio via via più ripido (40°) si punta alla “clessidra”, in genere a metà luglio non è più nevosa. In questo caso si riesce a salire verso dx per terriccio e sfasciumi (cautela) fino alla base del pan di zucchero. lo si supera o per la massima pendenza (40°) o meglio traversando da destra a sinistra (meno ripido), uscendone al culmine. Qui comincia la parte finale della cresta, a tratti affilata e prevalentemente nevosa si guadagna la sommità del pan di zucchero, che può essere delicato con molta neve. Toccata l’anticima, la cresta si fa pressochè orizzontale, e si supera un breve tratto di roccette, friabili ed esposte. oltre queste, l’ultimo, estetico tratto di cresta, in cui prestare attenzione alle possibili cornici sul lato sud, ed al fianco dx che si inabissa sulla parete nord dell’Uja. La cresta compie poi un arco, andando a congiungersi con percorso pianeggiante, la via normale a pochi passi dalla vetta (4.30/5 ore dal bivacco)
discesa: consigliabile per la via normale (prevedere una seconda auto al Pian della Mussa).
- Bibliografia:
- guida cai-tci